sabato 4 luglio 2015
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L’irrisolto contrasto fra prospettiva economica e welfare L’Africa, a dispetto della percezione che se ne ha, e nonostante nubi che si addensano all’orizzonte, continua a registrare tassi di crescita positivi (5% annuo) con un mercato interno in espansione, spinto dalla crescita demografica e dall’aumento dell’interscambio commerciale con l’estero. Sta divenendo terra di opportunità per gli africani e per le imprese straniere. Anche il nostro Paese lo ha capito; il presidente del Consiglio Renzi ha sottolineato la correlazione fra lo sviluppo del continente e gli interessi dell’Italia e non manca occasione di affermare che il problema della emigrazione si risolve favorendo lo sviluppo nei Paesi di provenienza. Il che è vero a condizione che ci ricordiamo che la grande maggioranza degli immigrati fugge da Paesi in guerra o travolti da crisi politiche. Dal rapporto Ocse African Economic Outlook 2015, recentemente presentato dalla Società geografica italiana, risulta che l’Africa sta diventando uno dei luoghi in cui si decideranno gli equilibri della leadership mondiale. Il rapporto prevede un incremento del Pil (4,5% nel 2015 e 5% nel 2016), unito a un aumento degli investimenti diretti esteri. Ma il processo di sviluppo comporta anche forti criticità. La crescita è stata favorita soprattutto dall’aumento del prezzo del petrolio che ha permesso ad alcuni Paesi di finanziare importanti progetti; l’attuale contrazione di quello stesso prezzo comporterà, dunque, un rallentamento del processo. Altra preoccupazione riguarda la sostenibilità ambientale. Il crescente ricorso a tecniche di produzione e materiali inquinanti assieme alla ricerca di nuovi terreni per l’agricoltura sta avviando processi di distruzione delle foreste e di erosione e contaminazione dei suoli. L’andamento demografico è, poi, il dato fondamentale da tenere in considerazione. Entro i prossimi 50 anni si prevede che la popolazione dell’Africa raddoppierà, superando i 2 miliardi di persone. Jacques Attali stima che, di questo passo, a fine secolo la Nigeria raggiungerà la Cina. Secondo l’Ocse il tema principale di oggi riguarda la necessità di estendere i benefici della crescita a tutti i gruppi sociali e a tutte le zone del continente. La disparità causa tensioni sociali, esaspera i conflitti e contribuisce all’esodo incontrollato di fasce di popolazione. Se l’Africa vuole collocarsi tra i principali players dello scenario globale, i suoi governanti devono intervenire sulle diversità sociali e territoriali che caratterizzano la distribuzione delle risorse e devono combattere le contrapposizioni e intolleranze religiose, estranee finora alla cultura del continente. Gli Shabaab somali e i Boko Haram nel Sahel trovano proprio nella povertà e nel sottosviluppo il terreno ideale per radicarsi. * Segretario Generale della Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo mediterraneo)
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