La nostra lingua madre continua ad affascinare
domenica 18 febbraio 2018

Per chi ricorda gli studi classici come qualcosa di particolarmente impegnativo, ma non privo di utili insegnamenti, non possono non far piacere le notizie che parlano di un aumento dell’interesse dei giovani per lo studio del latino: non tanto, speriamo, per ciò che esso può comportare come ripetizione mnemonica di regole più o meno complesse, ma perché la dimestichezza con tali regole e con la loro applicazione può servire quale palestra di 'ginnastica mentale' e soprattutto perché, nel suo insieme, quello studio consente la diretta presa di contatto con una storia e con culture in cui affondano le nostre radici.

Non vorremmo però che la cosa fosse presentata e sentita quasi come l’affondo del due a zero in un ideale partita tra tradizionalismo e modernità, dopo il punto a favore del primo, segnato dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha negato legittimità alla scelta di un Ateneo, di istituire corsi esclusivamente in lingua inglese.

Tale sentenza si presta a varie considerazioni critiche, più che per il merito della soluzione adottata, per il fatto di rappresentare un ennesimo sintomo della crescente tendenza dei giudici (amministrativi e non) a scendere sempre più in valutazioni che toccano l’autonomia di altri soggetti, istituzionali o meno. In ogni caso una quantità di esempi, anche illustri, testimonia della possibilità di mettere a frutto, per se stessi e per il bene comune, la memoria del passato e l’apertura a ciò che rende oggi più agevole la comunicazione su scala planetaria; e non è la strada migliore quella di chi si batte per l’una o per l’altra scelta, deprimendo le chances di quella opposta.

Un po’ come coloro che vogliono servirsi della nostalgia per la 'Messa in latino' e delle suggestioni che può evocare per lanciare anatemi contro la riforma conciliare che in campo liturgico ha ristabilito come regola un’Eucaristia più direttamente comprensibile al popolo cristiano e mirante a una sua partecipazione attiva più piena. Per tornare all’ambito del... profano, c’è d’altronde anche chi – forse pensando irenicamente a un pareggio che non scontenti nessuno – ha escogitato un’opzione apparentemente salomonica, ma più propriamente definibile come maccheronica.

La sentiamo proposta ogni giorno dalla pronuncia che dei maestri (?) di comunicazione devono aver suggerito per la pubblicità televisiva di due noti prodotti commerciali: è lo squillante 'plas' della dizione anglofona nel quale viene oralmente trasformato il vetusto 'plus' che figura scritto nella denominazione ufficiale dei prodotti, ma della cui millenaria origine linguistica si resta forse in pochi ad avere conoscenza...

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