L'altra forma della guerra
sabato 18 giugno 2022

Mentre il terrore bellico in Ucraina agita il mondo anche a causa degli effetti strutturali che la guerra sta cominciando a produrre, un’altra faglia di conflitto estenua la comunità internazionale con le sue proprie vittime e le sue macerie diplomatiche. Si è appena conclusa, e malamente, a Ginevra alla 12esima Conferenza Interministeriale della Wto, concentrata in particolare sulla richiesta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale – il cosiddetto Trips Waiver –, avanzata da India e Sudafrica più di un anno e mezzo fa, per poter rispondere con maggiore efficacia alla pandemia di Covid-19. Il paragone con la guerra tra Russia e Ucraina non scandalizzi. Anche questa è guerra. E miete vittime come le altre guerre. Oltre 15 milioni di persone hanno perso la vita per via di Covid-19 dice l’Oms. E il direttore di Cdc Africa, Ahmed Ogwell, stima che 12 milioni di persone siano morte di Hiv/Aids tra gli anni Novanta e Duemila in Africa, malgrado l’esistenza delle terapie antiretrovirali.

L’economia della conoscenza scientifica e i meccanismi legalizzati di «appropriazione della scienza» (secondo la definizione di accreditati economisti) da parte di Big Pharma, anche quando l’innovazione è generata con finanziamenti pubblici (come nel caso di Covid-19), definisce un crinale di guerra aperta tra il Nord e il Sud del mondo. Dopo mesi di assordante silenzio sulla stampa internazionale, il tema è tornato alla ribalta nelle intermittenze del convulso negoziato che si è protratto a Ginevra con mobilitazione della società civile e tempi supplementari dei governi.

"Bloomberg" ha definito la mediazione uno storico accordo. In realtà il testo della soluzione, chiuso in nottata prima che le delegazioni avessero la possibilità di vederlo, blinda un accordo che salvaguarda i monopoli della conoscenza e dunque i privilegi delle élite mondiali, a scapito dell’interesse generale. La formula, imposta con molte modifiche dell’ultima ora da Commissione Europea, Gran Bretagna, Svizzera e Stati Uniti, non è neppure la moratoria sui soli brevetti per i vaccini ipotizzata il 5 maggio 2021 dalla amministrazione Biden, poi messa sotto scacco al Congresso e dalla lobby farmaceutica. La Wto ha partorito una blanda chiarificazione delle flessibilità già esistenti nell’accordo Trips, senza alcun vantaggio legale per i Paesi in via di sviluppo. L’accordo Trips contiene 73 articoli che normano le modalità di attribuzione dei diritti di proprietà intellettuale; la proposta originaria di India e Sudafrica avrebbe sospeso a tempo (tre anni) l’attuazione di una quarantina di articoli.

La dichiarazione finale della Wto, invece, licenzia una formula minimalista intorno alle 20 parole del controverso art.31(f ), il quale stabilisce le condizioni d’esportazione dei prodotti vincolati da licenze obbligatorie. Un approccio che non ha mai funzionato in passato, e che certamente non è risolutivo per il futuro.

La direttrice generale Ngozi Okonjo-Iweala, al suo debutto in presenza dopo un anno e mezzo di mandato, ha navigato con buon piglio questa partita, denunciando senza mezzi termini lo stallo della Wto degli ultimi decenni, e rivendicando l’urgenza di un cambio di passo, non solo sulla proprietà intellettuale. Il Trips Waiver, con l’appoggio di cento Stati membri, avrebbe potuto salvare la reputazione della sua organizzazione. Ma alla fine, in nome di un esito da comunicare alla stampa, la stesa dg ha permesso che l’ostinazione di un manipolo di Stati avesse la meglio sulle ragioni del buon senso, forzando un consenso che non c’era. Lo ha denunciato il ministro del Commercio indiano, in una caustica dichiarazione che farà storia.

Il dogma della proprietà intellettuale non si doveva toccare. Non si potevano creare precedenti, anche se aprire le maglie del sapere scientifico per qualche anno avrebbe fatto un gran bene alla qualità della scienza e ai bisogni del mondo anche nei Paesi ricchi. E che sia un dogma lo dimostra il funambolico attivismo della comunità internazionale a trazione occidentale per cercare acrobatici accrocchi alternativi, con la benedizione del G20.

Eppure, non ci si può stancare di ripeterlo, il waiver, la sospensione dei diritti di proprietà, è una misura prevista dal diritto internazionale che gode di vastissimo sostegno. Su questo fronte, come sul conflitto europeo in corso, il multilateralismo esce a pezzi, in un dialogo tra sordi non più in grado di intercettare le istanze di cambiamento e di trovare una mediazione conveniente alla sfida del future pandemie. Ma la società civile non si rassegna e non si ferma, come non si ferma e non si rassegna chi rivendica la pace tra Russia e Ucraina. Ci sono molte lezioni da apprendere da questa congiuntura. La storia non finisce qui.

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