La «stagflazione» porta tensioni. La risposta è investire sul sapere
giovedì 9 giugno 2022

Caro direttore, Far East e Far West: così, a oriente e occidente si scrive la cronaca – nel post-Covid e con la guerra in Europa – di una inflazione annunciata. A Est, in Cina, aumentano vertiginosamente i prezzi dei vegetali freschi e del maiale – componenti essenziali della dieta popolare – e di quella dei turisti informati che non si fermano all’anatra alla pechinese. In India il prezzo del cibo, che costituisce 50% dell’indice al consumo, ha stabilito in aprile il record degli ultimi 8 anni. In Giappone, l’area del mondo con prezzi per definizione più stabili, il prezzo del sushi è aumentato al punto che uno dei piatti più famosi di un grande distributore è stato cancellato. Costa troppo. Ma cresce anche il prezzo di un boccale di birra, e questo è brutta notizia occidentale per il premier inglese. Boris Johnson ha visto ridursi da circa 140 possibili imputazioni a un solo capo d’accusa l’inchiesta contro di lui per il Partygate, lo scandalo per l’organizzazione in piena pandemia di una festa senza maschere al Numero 10 di Downing Street. Ed è poi uscito indenne dal voto di sfiducia promosso dai suoi avversari interni nel Partito Conservatore. Ma questo doppio successo potrebbe non bastare alla sopravvivenza politica del premier, perché nel frattempo il prezzo del boccale di birra è appunto aumentato vertiginosamente. BoJo viene definito «Greasy piglet » (porcellino unto) da David Cameron, un a- mico (!) di college, e precedente primo ministro, per la sua capacità di sfuggire a difficoltà mortali per altri politici.

Ma il boccale di birra potrebbe farlo cadere. Naturalmente non perché gli inglesi siano ubriaconi, ma perché qualunque politico di qualunque Paese del mondo potrebbe cadere se diventassero inavvicinabili i prezzi di questo o quel cibo emblematico per la sua gente: dal porco in Cina al Sushi in Giappone, dal Thali o dal Naan all’aglio in India ai ciceri e tria alle orecchiette e cime di rapa nella Puglia. Ma da diversi giorni I 'lupi' di Wall Street sono in lacrime. Ricordano Jordan Bellfort, 'il lupo di Wall Street', dell’ispirato Scorsese e dello stellare Di Caprio, fondatore della società di brokeraggio che lo fece diventare straricco. Ma il finanziere 'lupo' viene ora rievocato per l’aspetto negativo della sua avventura di Borsa, per il suo insuccesso. Dicono a Wall Street che si annuncia un decennio con una Borsa in stallo. Per capire il dramma di un decennio di non crescita di Wall Street, basti pensare che nel 2012 l’indice Dow era di 12.000 e al principio del 2022 era di 36.000! Chi avesse investito solo e soltanto nei titoli dell’indice Dow avrebbe visto, cioè, triplicare il proprio capitale. Non male! E chi avesse investito in Apple avrebbe visto il suo capitale di 20 del 2012 diventare 170 nel 2022.

Più di 8 volte tanto? Bene. Cioè male. Niente di tutto questo per il prossimo decennio e la terribile parola Stagnazione-Inflazione – Stagflation – getta nello sconforto gli operatori di Wall Street. Ammettiamo, per un attimo, di poter sospendere ogni giudizio morale a favore o contro la guerra, e badiamo solo ai fatti. La bolletta del grano e quella dell’energia in questa congiuntura bellica crescono di pari passo. Ma se aumenta vertiginosamente il costo del cibo, e anche quello dell’energia, tutto il comparto spese al dettaglio entra in crisi, quindi non ci sono più soldi per il resto. È così che accanto all’inflazione nasce la stagnazione. Stagflation, stagnazione e inflazione, è questo il binomio nemico che la crisi Ucraina annuncia come attuale per Wall Street(e non solo). Reagire con un’altra pioggia di soldi ovunque?

La moneta facile aiuta l’economia (a volte). E noi italiani abbiamo alla guida del governo un vero maestro di politica monetaria, Mario Draghi. Ma anche per SuperMario la moneta a pioggia non è più sufficiente per rimettere in pista il Paese. Lo dice anche Wall Street. E dice pure che 10 anni di stagnazione di Borsa sono un anticipo di un altro dramma annunciato: la recessione. Ma in economia l’ottimismo, sposata alla creatività, è una potente spinta alle soluzioni. Creatività? Già, quale? Occorre attivare un motore produttivo per evitare la stagnazione. È questo il vero problema della economia prossima futura. E fortunatamente il 'lupo' di Wall Street ci può suggerire una soluzione. Leonardo (Jordan) nella fase post crisi, invece che titoli senza valore vende – a prezzi crescenti – formazione. Vende sapere: è il 'sapere' che ha rimesso in pista il 'lupo' di Wall Street, al punto che è venuto poi a dare lezioni persino in Italia. Speriamo che i governanti italiani rivedano il film di Scorsese. Metafora per metafora: è solo il sapere che può salvare questo Paese, e il mondo, dalla Stagflation.

Economista, Center for Digital Future South California University

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