La spiaggia «nera» e altre smemoratezze
martedì 11 luglio 2017

La spiaggia 'fascista' con le foto e le frasi di Mussolini sparse tra le cabine e la battigia veneta è solo l’ultimo tassello. Il puzzle comprende la sfilata a braccio teso di CasaPound al campo 10 del cimitero di Musocco a Milano dove sono sepolti i capi repubblichini, l’incursione della stessa CasaPound al Consiglio Comunale milanese per protestare contro il sindaco Giuseppe Sala e, ultima iniziativa in ordine di tempo, il 'pattugliamento' degli orgogliosi «fascisti del terzo millennio» dell’arenile di Ostia a caccia di venditori abusivi.

Un revival 'nero' su cui si innesta la polemica politica sul disegno di legge che prevede di sanzionare penalmente, oltre all’apologia, anche la propaganda fascista e nazifascista. La proposta, del deputato dem Emanuele Fiano, ha suscitato le ire di esponenti di destra e, a sorpresa, del M5S, contrario a una «legge liberticida». Un commento che ha provocato la risposta di Matteo Renzi, il quale ha ricordato che di liberticida c’era solo il regime del duce. Scontro politico a parte, quello che colpisce è la totale indifferenza in cui cadono certe intemerate. Il gestore della spiaggia di Chioggia ha risposto con il classico «Me ne frego» alle proteste dell’Anpi e delle Comunità ebraiche dopo che le immagini hanno mostrato, tra le altre cose, uno sgabuzzino con la scritta «Camera a gas» sulla porta. Quasi che tutto si riduca a una goliardata un po’ eccessiva e non ci si renda conto di toccare argomenti seri e tragici, di quelli che hanno segnato la storia anche e soprattutto per il carico di lutti che si sono portati appresso. Per tacere della Shoah.

La Repubblica di Salò, alla quale alcuni movimenti dell’ultra-destra dicono di richiamarsi per lo sbandierato – ma mai attuato – programma sociale, è stata la protagonista di 18 mesi di durissima guerra civile nella quale i suoi militi si sono resi protagonisti di una serie infinita di abusi e spesso di vere stragi contro la popolazione civile italiana. E anche i venti anni precedenti, al di là delle orchestrate manifestazioni di consenso, sono stati segnati da una ferrea dittatura nella quale per chi non si adeguava c’erano il confino (non la villeggiatura) o la galera.

Troppo è dimenticato, troppo è annegato in un mix di ignoranza, indifferenza e, talora, colpevole giustificazionismo: un calderone in cui torti e ragioni storiche si confondono e si perdono. Una linea grigia che potrebbe diventare pericolosa in una contingenza storica come la nostra, se aprisse spazi di manovra politica anche a gruppi e movimenti che proprio richiamandosi a questo passato potrebbero cercare di intercettare il bisogno di sicurezza sentito da molti. L’attenzione quindi va tenuta alta, soprattutto rivolta alle giovani generazioni. Magari con un robusto programma di storia e di civica educazione, così da non lasciare a siti internet di dubbia scientificità (e caratura morale) la possibilità di 'insegnare' che cosa è davvero stato il fascismo...

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