mercoledì 10 luglio 2013
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Caro direttore,
sono reduce da una giornata di festa. Abbiamo festeggiato l’ordinazione del figlio di un nostro amico. Un giovane, non più ragazzo, prima esploratore, poi rover, poi capo riparto e capo clan, che prima di ricevere la chiamata, aveva avuto modo di conseguire una brillante laurea scientifica e un dottorato, da ricercatore. È naturale che alla sua festa fossero perciò presenti non solo quelli di noi che con il papà e la mamma hanno fatto un percorso di fede, assieme a una eccezionale figura di prete, ma anche tanti suoi fratelli scout, anche i suoi esploratori e rover ormai cresciuti e a loro volta divenuti papà, alcuni solo da pochi mesi, altri da pochi anni, al più una decina. Eravamo più di una tavolata, tutti attorno al porticato del chiostro, e a un certo punto, verso la fine del pranzo, i più grandicelli, ormai stanchi di stare seduti hanno cominciato a correre e giocare nel prato interno. E a questo punto mi è nata l’osservazione: contando l’allegra banda di piccoli, mi sono reso conto che quasi tutte le coppie di giovani avevano un figlio che correva con gli altri, (quelli che non reclamavano la poppata dalla mamma). E da qui la mia conclusione: chi come i cristiani rifiuta la corsa all’edonismo, all’aborto e crede in certi valori… si riproduce. Chi fa scelte egoiste, regola la propria vita di coppia a suon di aborti e rifiuta la vita, alla fine della corsa non avrà altro che il vuoto. E a rimanere saranno i figli dei cristiani. In questo, ho visto la rivincita della vita, della fede, la stessa rivincita della vita sulla morte. Non solo frecce lanciate verso il futuro, come scrive dei figli l’arabo cristiano Jibran Khalil Jibran, ma virgulti nuovi che cresceranno solidi tronchi, legati alle radici dei genitori credenti. Che la mia, caro fratello scout, sia solo un’illusione, o una sciocca speranza?
Giovanni Caluri, uno dei "vecchi del TO XXIV"
di Luciano Ferraris
La speranza non è mai sciocca, caro Giovanni, lo sai bene. E sai altrettanto bene che l’allegria dei piccoli nutre e preserva la saggezza degli adulti. Ma ha ragione Gibran i nostri figli, alberi nuovi e frecce lanciate, non sono solo i nostri figli. I figli degli uomini e delle donne di ogni tempo e di ogni dove sono tutti figli di Dio. E hai ragione tu: il vuoto genera il vuoto. Continuiamo a camminare, a costruire e a sperare perché tutti i figli siano amati e accolti e perché i figli dei cristiani, i nostri figli, abbiano gioia e forza per proseguire cammino, costruzione e speranza. Solo così "si rimane", senza fermarsi e senza perdersi nel nulla.
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