La saracinesca idiota serve solo alla guerra
venerdì 4 marzo 2022

Le contrapposizioni violente sono come una saracinesca che cala all’improvviso definendo un di qua e un di là con una nettezza che contrasta la qualità del taglio, grossolano e senza replica. Chi ha avuto qualche esperienza di questo cambio repentino e forzato di prospettiva sa di cosa parlo. Chi finge che non esista è perché non ne è stato toccato dal vivo o ha voltato la testa dal-l’altra parte.

Non credo che dimensione e portata del fenomeno, individuale o comunitaria, ne cambino sostanzialmente le dinamiche più profonde, attinenti all’uomo, le sue debolezze, il suo inspiegabile istinto alla distruzione, i suoi ormoni, le sue fedi. A dire il vero è possibile porsi in un altro modo rispetto allo spartiacque di un conflitto, personale o internazionale che sia. Quando la saracinesca cade, non si va né di qua né di là.

Si decide di rimanere sotto, si sfida il suo irrompere nel bel mezzo dei nostri corpi e dei nostri pensieri. Si vede calare la barriera-mannaia che divide, l’ennesima lama che traccerà solchi duraturi tra le persone e dentro di esse, la si vede calare e si sceglie di sfidarla con una presenza che non accetta le ingiustizie sommarie che ogni azione violenta propone, si sceglie un sacrificio che potrà crescere nel tempo come il seme di una vittoria; il proprio sacrificio, nella fede che possa fertilizzare la terra arida dello scontro senza se e senza ma.

Una madre in fuga dall'Ucraina con la figlia

Una madre in fuga dall'Ucraina con la figlia - Ansa

Questa è la scelta del santo, del martire, una scelta che non può essere stabilita come il minimo sindacale per l’attribuzione della patente di umanità o come base comune del patto sociale, una scelta eccezionale e ispirata, una scelta il cui prezzo non sono like o voti, ma il sacrificio massimo, il proprio personale, diretto, carnale sacrificio. Questa è l’unica accezione che può legittimare la pronuncia della parola 'pace', quella delle fedi, quella di una umanità che senza compromessi sceglie di non alzare la mano sugli altri e subirne le conseguenze (molto più concrete di uno spritz dopo il sitin politicamente corretto). Diversamente la parola 'pace' si perde in una valanga confusa di esibizione, narcisismo, opportunismo formato social, generalizzazione e semplificazione che sono tutti al servizio di un unico tiranno: l’ideologia.

Il più grande alleato dei tiranni in carne ed ossa, perché confonde le acque, e alla fine riesce a convincere i più che non vi sia alternativa alla identificazione dell’altro, anche il non colpevole, come il nemico da abbattere in ogni modo e a ogni costo. Le bandiere sono simboli importanti per le comunità. Quando però diventano strumento di autoaffermazione, perdono il loro unico senso di significare persone, e diventano il cavallo di troia per la giustificazione dell’odio, da qualunque parte venga. Quando la colpevolezza viene dirottata sull’appartenenza non si fa altro che apparecchiare il terreno ideale per la crudeltà, i razzismi, le tragedie.

Voglio essere chiaro: io sotto la saracinesca non ci starei, e credo che se il lupo aggredisce è perché è stato blandito da coloro che oggi sono tutti giallo- blu in omaggio al consenso più che alla vicinanza, fino a sentirsi così potente da permettersi ciò che fino a ieri era inimmaginabile. Il precipizio sarà difficile risalire, qualunque sia la strada, in un campo, quello della politica, dove la santità non sembra (più) contemplata, se non per riempirsi la bocca, e dove le saracinesche calano come ghigliottine aprendo la strada a tragedie coccolate da troppi, da troppo tempo.

Come è proprio delle grandi menti della storia, Dostoevskij aveva già contemplato e descritto tutto questo, così come a suo modo Tolstoj. Magari non avrebbe mai immaginato di poter essere equiparato allo yacht di qualche oligarca, da sequestrare protempore in onore a una idiozia cui neanche l’idiota stesso avrebbe potuto pensare.

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