La rotta giusta si vede Ma la virata è faticosa
martedì 28 novembre 2017

In questi giorni febbrili di trattative sugli emendamenti alla manovra di bilancio in discussione al Senato e di pur interessanti scelte, l’impressione è che l’Italia sia simile a una gigantesca nave che avrebbe anche deciso di cambiare rotta in una direzione più promettente (indicata dalle emergenze su giovani, famiglia, clima), ma che fa una fatica enorme a girare su se stessa. Sul clima l’appello formulato da papa Francesco nella Laudato si’ ad abbandonare progressivamente, ma senza indugi, le fonti fossili – che coincide con gli imperativi delle conferenze sul clima – sembra solo in parte ascoltato.

Nel 2016 l’Italia tra sussidi diretti e indiretti spendeva ancora 15,2 miliardi a favore delle fonti fossili. Da più di due anni Legambiente propone una finanziaria alternativa che punta a una rimodulazione dell’Iva finalizzata a favorire le filiere del sistema economico più sostenibili da un punto di vista ambientale, al fine di incentivare il cambiamento di rotta che tutti auspichiamo verso un’economia circolare e meno inquinante. La proposta prevede persino un saldo positivo per le finanze pubbliche, ma resta per ora inascoltata. Sul fronte occupazione molte Cassandre profetizzano, oggi come ai tempi delle passate 'rivoluzioni industriali', la fine della piena occupazione. In realtà se la torta della ricchezza mondiale continua a crescere, il problema della piena occupazione non è tecnologico, ma fiscale.

Ovvero se quella maggiore ricchezza fosse opportunamente tassata e redistribuita per diventare benessere diffuso ecco che nascerebbero nuove domande e nuovi lavori, rendendo l’obiettivo della piena occupazione assolutamente alla portata. Per andare in questa direzione bisogna combattere lo scandalo dell’elusione fiscale, a partire dai giganti dell’economia digitale, che sfruttano le opportunità di paradisi fiscali dentro e fuori l’Unione Europea per eludere il fisco e, dunque, i doveri di solidarietà. Eludere vuol dire trovare una scappatoia legale per realizzare un comportamento fiscale nella sostanza sbagliato. La soluzione contro l’elusione è modificare le normative per tornare a far coincidere sostanza e regole.

Si stima che in questi anni i big della tecnologia abbiano nascosto al fisco dei vari Stati circa 650 miliardi di dollari. Il primo Paese che ha deciso d’invertire la rotta è stata l’India che ha varato in questo 2017 una tassa sulle transazioni digitali che fissa un prelievo proporzionale al volume di attività sviluppato nel Paese. L’Italia ha deciso di seguire questa strada, ma purtroppo – è notizia di domenica scorsa – il varo della nostra tassa sulle transazioni digitali slitta di un anno facendoci perdere introiti e coperture che erano già stati previsti per compensare nel bilancio pubblico alcune spese importanti (tra le quali quelle nella lotta contro la povertà e per le famiglie).

È noto a tutti, ormai, che uno dei maggiori problemi del Paese che contribuiscono alla disoccupazione giovanile è lo scollamento tra mondo della scuola e del lavoro. Il governo aveva preso la direzione giusta mettendo a bilancio risorse importanti per rinforzare la formazione professionale nella scuola superiore e a livello universitario, con l’obiettivo di muovere verso un modello simile a quello tedesco, dove un giovane su quattro esce dalla scuola con un robusto periodo di formazione nel mondo del lavoro e dove le camere di commercio svolgono un importante ruolo di raccordo tra scuola e lavoro per favorire questo percorso. Con il cammino della legge di bilancio le risorse destinate a questa partita si sono però progressivamente ridotte.

C’è infine la partita importante dei Pir (i Piani individuali di risparmio) che hanno avuto successo nel collegare la ricchezza delle famiglie con il finanziamento in capitale di rischio a favore delle piccolemedie imprese nazionali, riversandosi però di fatto solo sull’esiguo canale delle realtà quotate in Borsa. Per evitare il rischio di una 'bolla' speculativa sarebbe necessario prevedere incentivi maggiori per la destinazione di parte di questi flussi anche verso le imprese non quotate, ovvero verso forme di finanziamento nuove come l’equity crowdfunding e i nuovi tipi di fondi che investono in piccole e medie imprese non quotate con progetti ad alto impatto sociale e ambientale (fondi impact). Riforma dei Pir, fiscalità ambientale più coraggiosa e migliore collegamento tra scuola e lavoro sono tre proposte nate dalla fotografia che dell’Italia hanno fatto le Settimane Sociali dei cattolici attraverso il loro percorso alla ricerca delle buone pratiche del Paese. I comandanti della nave sembrano non ignorare queste istanze e la giusta direzione della rotta, ma i tempi della virata sono troppo lenti e rischiano di comprometterne l’efficacia.

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