sabato 1 marzo 2014
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Ricorre oggi, 1° marzo, il primo anniversario della rinuncia di papa Benedetto al pontificato. Nel frattempo quel giro dell’elicottero, che sembrava allontanarsi al tramonto quasi a voler nascondere la mestizia di un distacco, e la grande finestra chiusa a Castel Gandolfo hanno ceduto il passo a una più pacata considerazione sorretta dalla serenità dello stesso Benedetto. Nelle rare comparse in pubblico quanto negli incontri privati egli manifesta una fiducia e una leggerezza che ad alcuni sembra ricordare Cristiano, il protagonista de «Il viaggio del pellegrino» di John Bunyan. Il paragone, solo in parte calzante, è sovrastato dalla realtà, ancora più bella e soprattutto più vera.Papa Benedetto è sereno perché era giunto alla consapevolezza di aver portato a compimento il suo ministero, e perché compì la sua rinuncia dopo aver molto pregato. Nel suo percorso teologico, inoltre, egli ha sempre prestato attenzione alla corretta valutazione del diritto all’interno della Chiesa e al momento delle dimissioni seguì scrupolosamente le norme previste dal diritto canonico. Di qui, nella lettera di recente inviata ad Andrea Tornielli, della “Stampa”, la ferma, reiterata affermazione sulla piena validità della sua rinuncia e sul dovere di collaborare lealmente con il suo legittimo successore, papa Francesco, non scelto da lui, ma dai cardinali sotto la guida dello Spirito Santo. Anche il carisma del nuovo pontefice che conquista i fedeli e li spinge ad avvicinarsi a Gesù, al suo Vangelo è, per lui, motivo di consolazione e di gioia. Al suo successore, peraltro, lo uniscono legami di stima, affetto e comunione che sono di esempio per la Chiesa e per il mondo.La motivazione decisiva per la rinuncia va, tuttavia, ricercata nella spiritualità del Papa emerito, in quella sua vicinanza a sant’Agostino e san Bonaventura, per i quali il tempo è segnato dalla Rivelazione di Dio, è l’estensione della grazia e misericordia che il Figlio ci ha conquistato con l’incarnazione e il mistero pasquale. Il fluire del tempo, perciò, è via e porta che conduce alla salvezza e i sacramenti sono funzionali alla durata e trasmissione della grazia. Il loro esercizio, tuttavia, può ben essere limitato nel tempo senza che questo comporti una perdita tanto per il ministro quanto per coloro cui il sacramento è destinato.Diverso è il caso del sigillo o carattere sacramentale in forza del quale il cristiano fa parte del sacerdozio di Cristo secondo stati e funzioni diverse. Il sigillo connota la persona e come tale resiste anche al di là del tempo. Per questo un vescovo emerito resta successore degli apostoli. È questo il senso della partecipazione di papa Benedetto alla Messa per la consegna della berretta ai nuovi cardinali. Ai confratelli nell’episcopato cui nell’omelia papa Francesco ricordava che essi entravano, ora, nella Chiesa di Roma, Benedetto testimoniava che egli stesso si sente ancora incardinato, parte viva della Chiesa santificata dal martirio degli apostoli Pietro e Paolo.Il tratto della serenità, peraltro, emerge anche negli incontri personali dove egli si porge con l’antica affabilità, con quella cortesia e delicatezza che da sempre lo hanno contraddistinto. La residenza nel monastero della Madre di Dio sul colle Vaticano dice anche della sua attuale collocazione nella Chiesa. Egli guarda a san Pietro dall’alto e con il suo sguardo e la sua preghiera abbraccia Roma e il mondo, nello stesso tempo sembra già sulla via che porta al Padre. Con i suoi capelli bianchi, quasi un vezzo di tenerezza, egli è anche icona dell’età avanzata. In una società che sembra solo volersi liberare degli anziani, egli è lì a ricordare la loro sapienza, la loro gratuità tanto più preziosa.
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