martedì 24 febbraio 2015
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Caro direttore, sull’ormai, famoso “pugno” di papa Francesco a chi «insulta la mamma», si è detto e scritto tantissimo da parte dei giornali, italiani e no. In molti hanno voluto specularci. Ai primi di febbraio in occasione del convegno di lancio dell’Expo 2015, il Papa ha fatto pervenire un suo messaggio, soffermandosi, tra l’altro, sulla dolorosa crisi economica: «Questa economia uccide»; «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare»; «Se si vogliono risolvere questi problemi, è necessario rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria»! Richiami fondamentali sui quali però non c’è stata quell’amplificazione dei mass-media, che avrebbero meritato. Sono temi scottanti sui quali è preferibile non soffermarsi? Pasquale Mirante, Sessa Aurunca (Ce)Diciamo, caro amico lettore, che c’è un’accurata selezione delle notizie scomode. E chissà perché, con impressionante regolarità, le parole del Papa sulle ingiustizie economiche e sociali frutto di quella che lui chiama l’«idolatria del denaro» trovano raramente spazio in prima pagina e, a volte, sembra che ci siano spazi del tutto residuali anche nelle pagine interne. Penso, insomma, che lei faccia bene a insospettirsi e a registrare la cosa con preoccupazione. Le «ricchezze da usare bene» a cui è concesso al Papa di parlare sono quelle attribuite – a torto o a ragione – alla Chiesa cattolica e che, come molti sanno e molti altri fanno finta di non sapere, sono già largamente destinate ai poveri e a opere di fede e di bene. Fa benissimo papa Francesco a insistere su questo punto, così decisivo, per la testimonianza della comunità cristiana al cospetto del mondo, bisogna però ringraziarlo soprattutto per la forza e l’efficacia con cui riesce a far percepire a tutti non solo il peso dello sfruttamento e della miseria provocati da visioni economiche ciniche e orientate al profitto a ogni costo, ma anche tutto il peso della responsabilità non onorata da coloro che possono agire secondo giustizia sul piano economico e finanziario e non lo fanno, da quelli che hanno il potere politico di difendere i deboli e non lo esercitano, da quanti hanno i mezzi (di comunicazione) per aiutare la gente ad aprire gli occhi sulla «inequità» (per usare il suo neologismo) purtroppo dilagante e invece parlano d’altro. Noi cerchiamo di fare la nostra parte, oggi come ieri. Fuori dal coro. In convinta sintonia col magistero della Chiesa, felici dell’umanesimo positivo cui dà impulso, grati al Papa per i suoi accenti speciali e forti.
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