venerdì 20 novembre 2015
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«Maledetti!». Papa Francesco ci ha consegnato ancora una volta una parola senza ombre, di quelle che capiscono davvero tutti, in qualunque lingua e a ogni latitudine, qualunque sia il codice culturale di cui dispongono e la fede che professano. E stavolta è una delle parole più difficili da dire: maledetti. Maledetti gli «operatori di guerra», che non sono gli esseri umani mandati ad affrontarsi nelle tante «inutili stragi» che hanno costellato e costellano la storia dell’umanità, ma gli eroi neri che con le loro ciniche scelte di potere e di terrore e i loro affari senza scrupoli crocifiggono i popoli e s’industriano a capovolgere la beatitudine che chiama gli «operatori di pace» – tutti, senza distinzioni di etnia, di pensiero e di religione – «figli di Dio».Maledetti. Parola terribile, anatema antico e come definitivo. Ma che cos’altro meritano i signori della guerra?, chiede, con dolore, l’uomo di Dio che si è imposto un nome di pace. Maledetti. Verdetto senza scampo. Ma in quale altra maniera possiamo chiamare coloro che, a loro volta, non danno scampo agli uomini e alle donne del nostro tempo, seminando guerra, conducendo guerra, armando guerra, arricchendosi di ogni guerra?Francesco confessa di ascoltare il pianto di Dio, il pianto di Gesù, nel pianto delle vittime. E perciò, con il suo tono sommesso, parla con la forza di chi grida. Parla per i massacrati dalle bombe e dai coltelli. Per gli sterminati dai missili e dalle mitraglie. Parla per i mutilati. E per i sequestrati. Parla per i martiri cristiani e per chiunque patisca orrori per la sua fede. Parla per le donne umiliate e violate. Per i bambini stuprati dell’innocenza e addestrati alla morte. Parla per i perseguitati politici. Per i depredati e gli esiliati. Parla per quelli che fuggono e sono trattati da invasori. Per quelli che hanno paura e per quelli che dimostrano anche il coraggio che non hanno. Parla persino per quelli che sono mandati a uccidere uccidendosi, nelle chiese cristiane d’Asia e d’Africa, nelle moschee nemiche e renitenti all’odio, nelle sinagoghe o nelle scuole ebraiche, nei luoghi cittadini della più normale e laica quotidianità. E parla anche per noi giornalisti, che stentiamo a trovare le parole capaci di svegliare le coscienze o anche solo di liberarci dalla catena dei pensieri, degli insulti e delle «giustificazioni» della guerra.Francesco ha trovato le parole che noi non abbiamo e non osiamo, che neanche i migliori tra gli uomini della politica e dell’economia riescono a dire. Ha scandito le parole che tanti altri leader religiosi – per non essere accusati di fanatismo o perché temono ben altro fanatismo o a esso si sono consegnati – faticano a pronunciare. Il Papa no. Dice maledetti gli operatori di guerra. Ed è una vera benedizione.
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