La mia esperienza e le domande accese dal dramma di Francavilla
sabato 2 giugno 2018

Gentile direttore,

da giorni non riesco a liberare il mio cuore da un senso di angoscia opprimente. La tragedia familiare di Francavilla al Mare, a pochi chilometri da casa mia, mi ha colpita in maniera violenta. Vedo alcune analogie con la mia famiglia (gli anni di matrimonio, l’età della bambina, l’età dell’uomo) e inoltre mi riporta indietro nel tempo, quando mia madre si è trovata ad affrontare una crisi depressiva che colpì mio padre quando io e mia sorella avevamo 13 e 10 anni. Allora per noi furono tempi veramente duri, non sto a raccontarle particolari. Quello però che ricordo è che un cugino di mio padre, che era anche il nostro medico di famiglia, e uno dei fratelli di mio padre ci furono molto vicini. E credo che questo abbia aiutato la mia famiglia a non andare a pezzi e mio padre a riprendersi. Oltre naturalmente all’amore infinito che mia madre nutriva per mio padre. Mi chiedo, allora, che cosa invece non è andato in questa famiglia all’apparenza normale. Cosa ha mandato in tilt la mente di un uomo al punto da fargli uccidere la figlia in un modo così atroce prima ancora la moglie, da farlo rimanere aggrappato a una recinzione a 30 metri di altezza per 8 ore senza riuscire a dare una parola di spiegazione. Già, ma cosa vuoi spiegare? Sembra tutto così atroce. Ma soprattutto mi chiedo: dove è finita la rete sociale che dovrebbe sostenere le persone in difficoltà? I parenti, gli amici, i colleghi, i vicini... Possibile che nessuno abbia notato segni di disagio? Questa domanda soprattutto mi mette paura, perché io stessa potrei non notare dei segni di disagio di persone a me vicine e lasciare che si perdano senza intervenire. Mi scusi per la confusione, ma non riesco a dare un filo logico ai pensieri davanti a un fatto così atroce. Prego solo che Dio abbia pietà di questa famiglia e del dolore violento che l’ha consumata in modo così veloce e barbaro. Sono certa che capirà perché le chiedo – se deciderà di pubblicare questa lettera – di omettere il mio nome. Grazie

Lettera firmata

Capisco, cara signora, e la ringrazio per aver condiviso con me e con noi tutti la sua esperienza e i suoi interrogativi. (mt)


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