La maledizione di Narnia e noi
Come nella saga, il mondo è vittima dell'incantesimo di un inverno senza fine: il tesoro dell’umanità è nel segreto della cooperazione, ma alcuni leader “giurassici" perseguono la logica del

Nell’episodio più noto e reso celebre anche cinematograficamente delle Cronache di Narnia, la bellissima saga scritta da Clive Staple Lewis, il mondo è vittima di un incantesimo. La Strega Bianca, Jadis, ha fatto sì che a Narnia regnasse un inverno senza fine, impedendo il ritorno della primavera e bloccando la gioia. L’incantesimo, che dura da cent’anni, è uno dei principali ostacoli che i protagonisti – i quattro fratelli Pevensie, insieme ad Aslan – devono affrontare per cercare di liberare Narnia da questa maledizione.
L’intuizione geniale di Lewis sembra descrivere perfettamente il mondo di oggi. Il tesoro dell’umanità (la primavera di Narnia) è nel segreto della cooperazione che ci rende più forti, felici e moltiplica il valore nell’innovazione, nel progresso scientifico, nei beni relazionali, pubblici, spirituali e nelle comunità digitali. La logica della quinta operazione della cooperazione ci ricorda che “uno con uno” fa sempre più di due e spiega come abbiamo fatto a far progredire l’umanità in modo straordinario (popolazione, ricchezza generale creata, aspettativa di vita) nella storia. Persino le teorie dell’evoluzione moderne capovolgono completamente l’idea che il progresso derivi dalla guerra individuale e confermano che le comunità vincenti che si sono affermate nella storia sono quelle che sanno valorizzare i segreti della cooperazione. Ma oggi alcuni leader “giurassici” alla ribalta che perseguono la logica del conflitto bellico e commerciale vogliono riportarci nell’incantesimo perverso di un mondo fatto di guerre e di giochi a somma zero, il mondo dove si combatte per un pezzo di terra o per materiali rari e risorse scarse che il progresso, sviluppando continuamente e rapidamente nuove tecniche produttive, ha sempre poi dimostrato non essere così importanti.
Le due parole chiave per spiegare l’incantesimo, usando i termini internazionali, sono issue salience o frame. Issue salience si può tradurre in italiano come dominanza di una questione che sale alla ribalta del mondo della comunicazione globale. La comunicazione oggi funziona così e un giorno un tema un giorno l’altro catturano l’attenzione preminente di un intero pianeta. La questione centrale è stata per moltissimo tempo quella della pandemia, poi con l’invasione russa dell’Ucraina è diventata da un giorno all’altro quella della guerra e della sicurezza. La questione alla ribalta è decisiva per influenzare la cornice (frame) nella quale si svolgono le nostre vite che a sua volta influenza i nostri umori, scelte e comportamenti come dimostrano ampiamente gli studi di economia comportamentale. Il frame di oggi, rinforzato dal massacro di Hamas e dalla reazione di Israele a Gaza fino alla guerra dei 12 giorni tra Usa e Iran, è quello del gioco a somma zero, della scarsità delle risorse (terra, minerali rari) che sono mie o tue, del conflitto che genera paura e rabbia. Anche la guerra dei dazi agitata da Trump è funzionale a questa narrazione. Esiste più in profondità un circolo vizioso che lega gli interessi della comunicazione social e della politica populista di stampo trumpiano a questa cornice. I social gestiti da privati vogliono massimizzare il profitto e competono per attirare la nostra attenzione. Più collegamenti, più pubblicità, più profitti. E i due modi migliori per attirare l’attenzione sono quelli di farci sentire in squadra con chi la pensa come noi ma soprattutto litigare con chi pensa l’opposto. Per questo i social media hanno sviluppato una serie di strumenti che, spesso in modo non immediatamente visibile, stimolano conflitto e polarizzazione nel “noi contro loro”. L’incantesimo di Narnia sotto cui viviamo è dunque questa cornice dove la questione centrale è il conflitto, il nemico che ci minaccia, la sicurezza e la difesa dal pericolo.
L’essenza della vita nella sua dimensione più bella e felice ma anche il segreto del progresso economico e civile che ha portato l’umanità fin dove è arrivata (con enormi conquiste scientifiche, di benessere economico e di aspettativa di vita) sono però tutt’altro. Sono fatti di cooperazione multilaterale che crea torte di valore più grande, di fiducia e capitale sociale, di intelligenza relazionale che aumenta la nostra prosperità sociale ed economica e la ricchezza e soddisfazione di senso della nostra vita. Ma l’incantesimo c’è ed è forte perché dettato da questo intreccio tra media, comunicazione e politica che rende molti nostri concittadini soli, impauriti e arrabbiati.
Per uscirne dobbiamo decidere quando ci svegliamo la mattina su cosa vogliamo e vale la pena investire la nostra vita. Dobbiamo correre ad alzare ponti levatoi, erigere muri e barriere, investire in sofisticate armi di difesa esaurendo la nostra vita in questo oppure possiamo e dobbiamo investire nella pace, ovvero nella costruzione di situazioni di mutuo vantaggio? La chiave è in questo caso sempre quella dello scambio di doni. La straordinaria storia dell’Europa nel secondo Dopoguerra lo testimonia. Memori della lezione della Prima Guerra mondiale i vincitori hanno resistito alla tentazione di prendere tutto il piatto e hanno invece deciso di condividere con i vinti le risorse. L’autorità della Rhur ha ceduto il posto alla comunità europea del carbone e dell’acciaio e avviato la storia straordinaria dell’Unione Europea. Che oggi è minacciata dalle strategie brutali dei leader giurassici. Dobbiamo resistere e capire che, nonostante l’essere in mezzo al guado, la nostra vocazione originale è quella della pace e della cooperazione (dagli accordi di libero scambio commerciale in primis). E dobbiamo smetterla con il picconare noi per primi l’idea di Europa. È vero che l’Europa è solo in parte realtà e in parte resta un sogno. Ma “noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” e non c’è niente di più tangibile e concreto di un sogno o di un grande ideale (realizzato ancora solo in parte) per cui valga la pena vivere e impegnarsi.
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