«La maggioranza vuol giustizia solo per sé» Non è così, la buona Italia c'è.
mercoledì 7 settembre 2016
Gentile direttore,
la gente che va nei tribunali lo fa perché dice che “chiede giustizia”, ma non è vero; nella maggior parte dei casi, è solo convinta che la legge in quel caso specifico coincida con i propri interessi.

Roberto Colombo, Milano



Lei è ben pessimista, gentile signor Colombo. Immagino per esperienze negative che ha vissuto. Io cerco di governare con realismo – anche per il lavoro di giornalista, che faccio da una vita – uno sguardo opposto a quello che lei propone in questa lettera. Coltivo, infatti, un tenace ottimismo sui miei simili, che mi porta a nutrire una considerazione decisamente più alta della generalità dei nostri concittadini e della domanda di giustizia che c’è nelle loro vite e nelle loro azioni. Non mancano, purtroppo, coloro che si concentrano esclusivamente sul proprio “particulare”, ma non sono «i più». Ho in mente tanti e tanti esempi, grandi e piccoli, di interesse privato ben temperato e di naturale sentimento del bene comune. Un sentimento molte volte radicato e affinato – nonostante la sfiducia sparsa a piene mani soprattutto attraverso i mass media – grazie a famiglia, parrocchia, associazionismo e scuola. Non bisogna lasciarsi deprimere (e persino incattivire, anche solo negli occhi) considerando degno di nota solo e soltanto il “lato oscuro” (o, comunque, in ombra) della nostra società. Le rispondo dalla Calabria, dove sono venuto per contribuire, con l’arcivescovo Fiorini Morosini e i colleghi don Davide Imeneo e Toni Mira, a presentare (lunedì, a Reggio) l’accordo editoriale tra “Avvenire” e il settimanale “L’Avvenire di Calabria”. E proprio qui, in una terra segnata da una domanda di giustizia lancinante, ho di nuovo constatato che c’è – grazie a Dio, e all’impegno di tanti uomini e donne giusti – una bella e buona Italia che vale molto, che vale di più.

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