martedì 22 aprile 2014
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«Aspettiamo che accada con tranquillità e che la natura faccia al più presto il suo corso», così il sindaco di Courmayeur, Fabrizia Derriard, commenta pacatamente la frana che incombe sul paese valdostano e che nelle ultime ore ha accelerato il suo movimento. Già, la natura. È naturale che le frane scendano dalle montagne, altrimenti non avremmo le splendide Dolomiti: frutto di crolli, frane ed erosioni, come dimostrano i caratteristici ghiaioni che scendono dai versanti. È naturale che i fiumi escano dai loro alvei, allagando aree che, infatti, sono definite alluvionali, fertilissime proprio per il contributo dei corsi d’acqua (chi non ricorda il famoso limo del Nilo che abbiamo studiato a scuola...). È naturale che ogni tanto, con le scosse di terremoto e l’eruzione dei vulcani, la Terra ci ricordi che è viva, in movimento, in costante mutamento. Se non lo fosse non avremmo continenti e mari, valli e montagne. È l’uomo, purtroppo, che ci mette del suo. Costruendo dove non dovrebbe, costruendo in modo non sicuro, occupando o cementificando gli alvei dei fiumi o le aree di naturale esondazione, non facendo memoria del passato o sperando, qui da noi, nel solito e abusato “italico stellone”. Non finiremo mai di scrivere che non è il terremoto che uccide, ma la casa che ti cade addosso, non è la frana o l’alluvione a fare vittime, ma l’aver preteso di abitare o lavorare in zone a rischio frana o alluvione. Certo i mutamenti climatici, il ripetersi di eventi atmosferici concentrarti e violenti, possono accelerare alcuni fenomeni, in particolare quelli legati alle precipitazioni, proprio per questo, però, è sempre più necessario muoversi per tempo. Proprio ieri un responsabile della Protezione civile regionale sottolineava come almeno questa volta non si dovrà intervenire per cercare i morti finiti sotto la frana. Stavolta tutto è scattato prima, c’è stata davvero prevenzione, il sistema ha funzionato, senza paura di creare allarmismi o di “scomodare” la popolazione. Non si è fatta miope ricerca del consenso, ma lungimirante governo del territorio, anche a costo di provocare qualche malumore. Meglio che contare gli ennesimi morti da “disastro naturale” che diventa disastro solo per colpa dell’uomo. Certo anche a La Palude, la frazione di Courmayeur costruita alle falde del monte La Saxe in frana, si sarebbe dovuto costruire con più attenzione verso il “gigante” fragile. Tant’è che ora nessuno degli 80 abitanti protesta contro lo sgombero. Così come in altri territori si fanno esercitazioni serie contro terremoti e alluvioni. Questa è prevenzione in un Paese ballerino e delicato come il nostro. Reso ancor più delicato da scelte sconsiderate dell’uomo. La natura ogni tanto ce lo ricorda drammaticamente. Stavolta, per fortuna, non si è aspettato il peggio per agire.
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