giovedì 6 marzo 2014
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Caro direttore, quello di Paolo Sorrentino è un bel film che ha nel titolo "la bellezza", quella senza tempo, e racconta della nostalgia della bellezza, della "sacralità" della bellezza, attraverso la "bruttezza", delle cose, dei pensieri, come la morte, della decadenza del tempo, dei vestiti, delle idee, delle situazioni, dei lineamenti imbruttiti dal tempo , dei volti, imbruttiti dalla insoddisfazione, dalle parole. La bellezza esaltata dalla bruttezza, dall’accostamento alla bruttezza, anch’essa senza tempo, la bruttezza esteriore che esalta la bellezza d’animo, la bruttezza di ciò che  era bellezza, un tempo. Un tempo cristallizzato, che sfiora appena, la modernità, un tempo quasi interrotto solo dalla delicatezza dei ricordi, del protagonista che, inizialmente, suscita tanta antipatia, ma poi molta tenerezza, per la sua goffa ingenuità, per la sua malcelata ed elegante "normalità". Un bel film: una boccata di ossigeno, in un momento in cui "manca l’aria". Un film che restituisce una "strana illusione": sentirsi liberi in luoghi che non ci appartengono. Un film che restituisce un tempo che non ci appartiene, così presi dalle quotidianità, dalla modernità, dalle necessità, dalla tecnologia, dalla "sopravvivenza", dallo "sgomitare" quotidiano, dagli affanni , dalle corse ,dal non voler perdere le nostre consuetudini . Un film che non suscita commozione o pianto ma l’emozione prevalente è una "specie" di "sospensione" forse attesa, come la maggior parte dei personaggi del film in attesa di qualcosa di grande, di importante, che  tuttavia fa smarrire le piccole" magiche" cose che ci danno piacere , felicità e bellezza. Il protagonista in fondo , in questo girovagare, e aspettare, non ha trovato, come lui stesso dice, questa "Grande Bellezza" ma ha ritrovato la speranza. La speranza di un futuro, di un bel futuro, fatto di cose che non sono da cercare chissà dove, perché  si accorge candidamente di averle "sotto mano", si accorge di volerle apprezzarle , senza fuggire, e senza più inseguire,  questa "Grande Bellezza".Teresa Santangelo
 
 
Castellanza (Va)
 
Caro direttore, ho visto in tv "La grande schifezza" che ha vinto l’Oscar e sono rimasto allibito. Mostra la parte paranoica e godereccia di una società che ha ben altri problemi. Mi aspettavo un’opera di delicata poesia come "La strada" di Federico Fellini: invece è un coacervo di degrado morale ed estetico.
 
 
Aldo Greppi Casale Monferrato (Al)
 
 
 
Caro direttore ho visto in tv "La Grande Bellezza" di Sorrentino. A me è sembrato un film molto "cattolico" anche se si parlava d’altro. Alla fine il personaggio principale ha bisogno di ritornare all’aspetto spirituale (forse). Quando è uscito il film i giornali d’impostazione cattolica hanno rilevato questa (mia) impressione?
 
Marco Sostegni Vinci (Fi)
 
Gentile direttore, ho visto martedì sera in tv il film " La grande Bellezza" del regista Sorrentino insignito del Premio Oscar per il miglior film straniero e ne ho ricevuto un’impressione di profonda tristezza. Mi ha deluso lo spettacolo della ricca borghesia romana fatua e festaiola, priva di ideali sullo sfondo di una Roma illuminata da luci soffuse che evocano la bellezza e i tesori del suo passato: i monumenti, i palazzi, le chiese, testimoni di una sensibilità artistica e di un gusto estetico che ormai appartengono solo a un’epoca lontana, curiosità per turisti provenienti da tutto il mondo che ne percepiscono il messaggio remoto ma che si devono poi scontrare con la realtà quotidiana, spesso di incuria e di degrado. Mi ha anche trasmesso amarezza la critica della Curia vaticana impersonata da un vecchio cardinale, più sollecito a dare suggerimenti di buona cucina che consigli spirituali. Quanto disgusto poi per le feste che si prolungano fino all’ alba alla ricerca di stimoli sessuali e di sensazioni nuove in cui l’anima scompare e resta solo l’esaltazione dei sensi fine a sé stessa! Stupenda l’interpretazione di Toni Servillo, la sua amarezza, la disillusione, i malinconici richiami per un passato non abbastanza vissuto e irrepetibile, Il presente resta in bilico tra un godimento istantaneo e la prospettiva di una fine imminente proiettata in uno spazio senza luce dove la vita non si riscatta della felicità perduta ma si perde in un Nirvana privo di significato. Se il film rispecchia lo status della società attuale c’è davvero da rifletterci.
Giulia Borroni Cagelli
Il film di Paolo Sorrentino è un grande film. Segnato anche da imperfezioni, come ogni opera davvero bella. Ma intenso, suggestivo, provocatorio, capace di suscitare vero dibattito e pensieri vibranti e persino opposti. Lo dimostrano le oneste e appassionate lettere dei nostri lettori che precedono queste mie poche righe. E meno male che sorgono, così, i diversi pareri. Noi di "Avvenire" abbiamo apprezzato "La grande bellezza"​ per questo insieme di motivi, senza nascondere un grammo della sua più dura sostanza.
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