sabato 24 novembre 2012
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Nelle ultime settimane il clima politico sembra essere cambiato positivamente, dopo che per molti anni il Paese era apparso quasi anestetizzato. Ne è riprova anche il 'Manifesto per la Terza Repubblica'. Un programma di riforme serio, che spiega il successo della Convention di sabato scorso gli Studios di Roma che Italia Futura, presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, ha organizzato assieme ad alcune altre associazioni, alcune di esse come Acli, Cisl, Comunità di Sant’Egidio e Mcl espressione 'forte' della presenza e dell’azione pubblica dei cattolici.
I 6.500 partecipanti – campione espressivo della cosiddetta classe media – hanno ascoltato con attenzione e pacatezza gli interventi politici e sociali di alto spessore che hanno qualificato l’iniziativa, e sia nelle parole di Andrea Olivero, sia in quelle, conclusive, del ministro Andrea Riccardi sono emersi con nettezza i temi della centralità della famiglia, della solidarietà, della sussidiarietà. Data la presenza pubblica di movimenti cattolici, ad alcuni osservatori è sembrato che il mancato riferimento esplicito alle questioni primarie – i ben conosciuti 'valori non negoziabili': vita umana, famiglia fondata sul matrimonio, libertà educativa – sia stato segno di una mancanza di sensibilità per la visione antropologica che rappresenta una base essenziale della Dottrina Sociale della Chiesa, un segnale insomma di 'disimpegno'.
In realtà, c’è stata una testimonianza di laicità positiva. Mi sento di dire, infatti, che quei riferimenti antropologici sono fondamentali, sebbene sia quanto mai opportuno – soprattutto dopo le tante delusioni e inazioni che hanno caratterizzato la cosiddetta Seconda Repubblica – non declamarli ed evocarli continuamente, magari in modo indebito e strumentale. Spesso si dimentica, guardando al magistero della Chiesa, che la collaborazione e la chiarezza delle proposte politiche sono premesse altrettanto capitali per garantire il coinvolgimento delle persone.
La Nota dottrinale sulle questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica della Congregazione per la Dottrina della Fede riconosce, infatti, espressamente che «la Chiesa è consapevole che la via della democrazia si esprime al meglio solo con la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche». Un’affermazione che vuole segnalare la gravità del rischio che può produrre la tendenza all’astensione che sta prendendo piede nel nostro Paese, come si è visto in occasione delle recenti elezioni amministrative siciliane.
È rimarchevole perciò che la proposta politica di Italia Futura faccia appello ai migliori valori democratici del Paese, in particolare al felice incontro tra l’istanza liberale propria della cultura laica e socialista e quella cattolica popolare, un tempo raccolta attorno alla Democrazia cristiana: un sodalizio ideale e progettuale che sta chiaramente ispirando la 'rinascita civica' in gestazione.
Non è immaginabile, d’altra parte, che l’impegnativo piano di riforme che dovrà essere attuato nella prossima legislatura possa compiersi senza un’ampia maggioranza simile a quella trasversale che sta garantendo il risanamento avviato dal governo Monti, e che all’alba della Repubblica aveva orientato il meglio della nostra storia nazionale. L’unico appoggio sicuro per garantire un futuro all’Italia, in questa fase, può essere garantito dall’ampliamento delle prospettive di governabilità. A questo è orientata la creazione di una nuova area democratica, vasta e affidabile, capace di raccogliere unitariamente i valori sentiti in profondità sia dal mondo laico sia dal mondo cattolico. Il resto sarebbe parziale e, alla fine, controproducente.
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