giovedì 17 settembre 2015
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«Esistono molti luoghi comuni, a volte persino offensivi, sulla donna tentatrice che ispira al male. Invece c’è spazio per una teologia della donna che sia all’altezza della benedizione di Dio per lei». Francesco ieri in Udienza ha detto così – come un colpo di vento che scaccia echi di pregiudizi antichi. Forse le più giovani no, ma le donne che hanno cinquant’anni sono cresciute ancora, dentro un ambito cattolico, in un vago senso di colpa. Perché, insomma, fu Eva, a lasciarsi ingannare. E questa memoria, tenace nei millenni, è arrivata almeno fino alle bambine degli anni 60; c’era ancora traccia, in ciò che veniva allora insegnato in molti oratori, di questa remota eredità. Il diventare donna sembrava l’entrare in una genìa di tentatrici, e la femminilità che sbocciava, un’insidia. Luoghi comuni, ha tagliato corto Francesco, ieri, nella scia del nuovo sguardo alle donne della Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II, e continuato con Benedetto.  Ma, sentite queste altre parole del Papa, ieri: «Cristo, nato da donna, da una donna. È la carezza di Dio sulle nostre piaghe, sui nostri sbagli, sui nostri peccati ». Che tenerezza densa di misericordia. Perché l’accento non è solo sul farsi carne del Verbo, ma sul luogo, scelto per questo straordinario evento. Il corpo di una donna, chiamato a custodire un Dio che si faceva bambino. Il Padre che metteva il Figlio su quella debole nave, per traversare l’infinito. Come se noi mettessimo il nostro unico figlio su una di quelle barche fragili, che sfidano il Mediterraneo. Ma il mare che traversò il Figlio, era immensamente più grande. E Maria, poco più che una bambina. Ha avuto un bel coraggio, Dio, a lasciare per nove mesi la salvezza del mondo a una giovane donna. I dottori e i saggi del tempo, sapendolo, glielo avrebbero certo sconsigliato: stirpe di Eva, creature inaffidabili. Dio non li interpellò, e affidò Cristo al “fiat” di una ragazzina, perché, segretamente tessuto in lei, nascesse: e fosse bambino. Creatura, come noi; carezza, per le nostre piaghe. Folle disegno, quello che si compì in una donna a Betlemme, si potrebbe dire, pensandoci. Di quella follia però che sembra tracimare da uno slancio esuberante del cuore; di quella follia che, tra uomini, noi chiamiamo amore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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