giovedì 18 dicembre 2008
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Caro Direttore,sono sconcertato dall’immagine che la Chiesa cattolica sta dando di sé. O meglio, che i vescovi e il Vaticano stanno dando di sé, visto che non mi sogno nemmeno di limitare a loro la Chiesa universale: credo infatti che io, cattolico, sono Chiesa tanto quanto lo sono loro. Veniamo al motivo dello sconcerto: è possibile, mi chiedo, che con tutti i problemi che la Chiesa ha (interni, tra posizioni contraddittorie su morale e diritti delle persone, ed esterni) e che ci sono nel mondo (sto pensando ad esempio all’ipotesi di congelare il trattato di Kyoto, o alla corsa al riarmo mondiale) non trovi altro di meglio da fare che alzare la voce per i tagli alla scuola paritaria cattolica? Scusate, per me è davvero inconcepibile. D’accordo che è un bene da tutelare, che è un servizio importante reso allo Stato. Ma se venisse a mancare non mi preoccuperei più di tanto: l’istruzione verrà garantita in altro modo, con le scuole statali. Quello che invece non può essere sostituito da nessuno è il ruolo che la Chiesa ha in eredità di guida per la gente, il ruolo di annunciare il messaggio di salvezza di Cristo, il ruolo di accogliere senza discriminazioni (e quante ce ne sono, invece, oggi nella Chiesa...!) ogni essere umano. Mi dispiace, ma queste dichiarazioni della Cei continuano a sconcertarmi. Non è bello né facile sentirsi parte del popolo di Cristo e nello stesso tempo lontani dai suoi "ministri": per me sta accadendo proprio questo. E sta accadendo anche perché nessuno di loro trova parole o tempo o argomenti per rispondere ai miei interrogativi e ai miei dubbi. Dov’è finita la Chiesa universale? Dov’è finito chi dovrebbe rappresentare nel mondo il volto di Cristo, che accoglie gli emarginati e gli oppressi (e chi si trova nella condizione omosessuale è tra questi) nei fatti e non a parole? A che servono belle encicliche sull’amore, se poi ciò che mostriamo non è amore (che è dato gratuitamente e per sua natura non può chiedere all’altro, in cambio, di accettare condizioni che negano la sua persona) ma chiusura e contraddizione?

Simone da Firenzeun cattolico che stenta a vedere Cristo nella Chiesa dei palazzi

Prendo sul serio il suo appello, caro Simone: il tono accorato della lettera rivela una indubbia immedesimazione nei problemi che percepisce e dei quali chiede conto. La risposta, però, per non essere elusiva, deve analizzare analiticamente, e quindi freddamente, le questioni sollevate. Questo non significa che in me non alberghi una passione analoga alla sua, la voglia prorompente di dirle che sta sbagliando, che si fa influenzare da chi la pensa ideologicamente in modo diverso e non perde occasione per proiettare sulla Chiesa la luce più inquietante possibile. Io di questa Chiesa, di questi pastori, di questo Vaticano non mi lamento non perché abbia rinunciato all’autonomia di giudizio, cioè alla mia coscienza, ma perché vedo la comunità cristiana ¿ laici, sacerdoti, vescovi ¿, contrariamente a quanto lei interpreta, proiettata come non mai proprio nelle direzioni che le stanno a cuore. Ma vengo ai problemi. Scuola paritaria: ci sono ampie zone del nostro Paese in cui prima che lo Stato unitario sviluppasse una propria rete scolastica, la Chiesa per servire la gente ha dovuto creare strutture per venire incontro alle esigenze delle famiglie che non potevano permettersi precettori privati, oltreché per favorirne l’alfabetizzazione e la promozione sociale. Quelle strutture si sono evolute e oggi fanno parte ¿ per riconoscimento legislativo ¿ del sistema dell’istruzione pubblica (rispettano cioè tutte le regole: strutture, insegnanti, programmi). Fanno altresì risparmiare miliardi di euro allo Stato (circa 6). Gli ennesimi tagli annunciati rischiano di costringere molte di esse a chiudere baracca, con migliaia di persone ¿ non religiosi, ma laici insegnanti, personale ausiliario ¿ a spasso. Perché le comunità cristiane locali non dovrebbero difendere queste realtà? Sono scuole sempre vissute in strettissima simbiosi col territorio, controllate direttamente dai fruitori del servizio. Perché cancellare un servizio che gode del consenso unanime dei cittadini ¿ non solo cattolici praticanti ¿ per metterlo in capo ad uno Stato, che non è in grado peraltro di subentrare rapidamente, per mancanza di strutture e di soldi? Quale sarebbe la ragionevolezza di una scelta del genere? La comunità ecclesiale in questa circostanza si è solo fatta carico di una sorta di «gratuito patrocinio morale», dando voce a una protesta che è fortissima nei territori direttamente interessati. I soldi non sono per i vescovi, ma per servizi tutti destinati alla gente. Se però la denuncia è stata letta con gli occhi forniti da certi altri media, è comprensibile che se ne possa aver tratto un’impressione sgradevole e anzi indisponente. Provi a rileggere la vicenda confrontando quanto da noi documentato ¿ tutto accessibile tramite il nostro sito ¿ con ciò che altri hanno scritto, poi tragga le sue conclusioni finalmente documentate. Lei si chiede, in generale, «dov’è finita la Chiesa» sugli altri temi. La mia risposta non può essere altro che: la Chiesa c’è, oggi come ieri. Ciò che però sempre più spesso manca è il riscontro sui media di tale presenza, quando è positiva. Enfasi sulle magagne ¿ vere o presunte che siano ¿; silenziatore sul bene. Ma non voglio sembrare interessato a recriminare. E allora le documento l’affermazione, limitandomi all’ultimo recentissimo episodio. L’8 dicembre scorso il Papa ha pregato ai piedi della statua dell’Immacolata che domina Piazza di Spagna: «Ti affido, o Maria, gli anziani soli, gli ammalati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi, i nuclei familiari che stentano a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti». Si dirà: dopo tante accuse di potere e prepotere, finalmente si parlerà della Chiesa che si interessa della povera gente. E allora quale eco sui giornali del giorno dopo? Corriere della Sera, articolo relegato a p. 22, Repubblica, fotina in basso e 7 righe 7 a p. 6, Stampa, Unità, Manifesto, Liberazione, prodighi di paginate critiche quando non diffamatorie e insultanti, stavolta semplicemente nulla; unico a distaccarsi il Sole 24Ore, con segnalazione in prima pagina e articolo a pagina 18. La Chiesa non si sottrae al giudizio dei suoi contemporanei, ma chi se ne sente parte ¿ un’appartenenza che è dono di grazia ¿ credo le debba almeno il credito della buona fede, senza prestare ascolto esclusivo a chi l’ha costantemente e con malevolenza, nel mirino. Lei, interpellandomi, in fondo si è sottratto a tale deriva: spero che in futuro potrà, magari proprio grazie ad Avvenire, trovare sempre argomenti adeguati per alimentare una fervida confidenza con la Chiesa.

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