La bomba che incombe la cecchina che arriva
venerdì 25 febbraio 2022

Ad ogni nuova guerra spuntano armi nuove e soldati nuovi. Impossibile che le nuove armi e i nuovi soldati siano stati preparati dopo che la guerra è scoppiata, erano pronti già da prima, e la nuova guerra li collauda. Si diceva, ma per fortuna non la vediamo applicata, che sarebbe stata impiegata una bomba di tipo nuovo, detta termobarica. Gli esperti di armi dicevano che l’esplosione di una bomba termobarica avrebbe segnato l’inizio dell’invasione. Non la conoscevo, la conosco adesso, perché tutti ne parlano. Non la capisco bene, mi ci vorrà del tempo. Chi non la capisce, come me, è un uomo del passato, chi la capisce vive nel tempo presente. Perché le fonti d’informazione dicono che l’America ce l’ha da tempo, ma la sua è meno potente, meno distruttiva.

Cioè: fa la stessa distruzione, ma in un raggio più corto. Entro quel raggio la bomba termobarica fa morire tutto quello che è vivo e incenerisce tutto quello che ha ucciso. Perché agisce in due tempi. Nel primo tempo esplode e diffonde nella sfera della sua azione minuscole particelle che risucchiano e assorbono l’ossigeno, l’aria resta senza ossigeno e tutti gli esseri che respirano muoiono, poi le microparticelle così cariche di ossigeno bruciano e in quella sfera resta il nulla vuoto. Spiegazione che non spiega?

È possibile, non capisco quest’arma. Non capisco come sia stata creata, non capisco chi la usa e non capisco chi l’ha inventata. Ogni guerra segna un progresso nella tecnologia per terra, per aria, e per mare. Ma se mi è permessa un’osservazione, non è nella tecnologia che la guerra segna la vera svolta dell’umanità, è nella psicologia. Le immagini più nuove e più feroci di questo clima di guerra sono quelle delle cecchine.

Non dei cecchini, ma delle cecchine. Donne appostate in qualche nascondiglio, col fucile in mano, l’occhio sul mirino, lo sguardo che slitta lontano aspettando che un bersaglio appetibile si collochi sulla linea di tiro. Queste donne sono volontarie. Alcune sono madri. Qualcuna è madre più volte. La guerra le fa uccidere, ma erano pronte, non aspettavano altro. È istruttivo guardarle, si imparano tante cose. L’uomo che va sotto le armi impara che la più drastica trasformazione del suo aspetto la crea l’elmetto. Sto guardando la foto di una cecchina in azione: ha la testa insaccata in modo che i capelli non si vedano, e non si capisca che è una donna.

La donna cecchina vuol essere un cecchino. È stesa a terra, pancia in giù, col fucile poggiato sul bipiede. Dunque è un mitragliatore. Il bipiede dà stabilità, col bipiede sei più preciso. Il fucile col bipiede sta fermo perché è fermo, non perché tu sei fermo. Tu non sei mai fermo. Due forze ti scuotono continuamente: il cuore e il respiro. Se vuoi colpire il bersaglio (e dunque un uomo, se il tuo bersaglio è un uomo), devi farlo anche col cuore e col respiro. Fare il cecchino è un’arte, una terribile arte. Togliere la vita è un’arte, una terribile arte. La donna, che sa dare la vita, per diventare una brava cecchina deve imparare a dare la morte. La guerra le insegna tutto questo. Guardo ancora la cecchina: è un essere ibrido, maschile-femminile, un essere che non c’è in natura. È la guerra che lo crea.

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