L'infinita attesa della svolta di vere politiche per la famiglia
mercoledì 15 agosto 2018

Gentile direttore,

la notizia del neonato abbandonato vivo da madre italiana a Terni è stata frettolosamente liquidata come un caso maturato in un contesto di degrado sociale, come se l’art. 30, 2° comma del Dpr 396/2000, che consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato, attribuendole il diritto all’anonimato, non fosse stato pensato e concepito proprio per trovare applicazione anche in casi come questi, ovvero quando una donna comunque non riesce ad accogliere la maternità, per motivazioni del più vario genere che occorre ascoltare, comprendere e riconoscere. Nel Paese che ha il più basso indice di natalità del continente europeo stiamo scontando l’assenza da decenni di politiche di sostegno alla natalità e alla famiglia, come se la decisione di avere figli fosse un fatto esclusivamente privato. In realtà, per tutta una serie di ragioni (dal diritto alla pensione a un equilibrato rapporto numerico fra le generazioni), con cui gli organi di informazione ci assillano quotidianamente, una politica di sostegno alla natalità e alla famiglia potrebbe avere, seppur tardiva, importanti effetti per la prevenzione di tanti problemi della nostra società. Basta rivolgersi all’Istituto di Statistica.

Giuseppe Barbanti Venezia-Mestre


Giusto, gentile lettore. Basta consultare i rapporti Istat. O tornare a sfogliare dati, informazioni, suggerimenti e commenti pubblicati su queste pagine di “Avvenire” anche solo negli ultimi vent'anni per aver chiaro che strutturali politiche per la famiglia e di sostegno alla natalità sono necessarie come il pane e ormai drammaticamente urgenti. Eppure sinora sono state tutte “prediche inutili”, per dirla con l’amarezza che ad altro (ma non troppo dissimile) proposito manifestava Luigi Einaudi.
Noi, però, non ci diamo per vinti, nonostante le promesse vane e l’incredibile inadeguatezza di attenzione e intenzioni da parte di chi ci ha rappresentato e governato ieri e ci rappresenta e governa oggi.
Vedremo se, come e quando si cambierà passo. Per ora, ancora una volta, ci è stato detto che la
famiglia (penso soprattutto, anche se non solo, a quella con figli) deve attendere. Il vicepremier e leader della Lega Salvini ha appena confermato che se ne parlerà a fine legislatura, cioè tra quattro anni. Vedremo, ripeto, se e come si arriverà al punto... Per ora dobbiamo registrare il solito ritornello con verbi al futuro, per una “priorità” che nessuno, nei fatti, si decide a mettere finalmente al primo posto. Non ci diamo per vinti, ma siamo stufi di essere presi per il naso con slogan e poco più.

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