mercoledì 5 novembre 2008
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Quale dei due fenomeni sia causa dell'altro è tema ancora dibattuto. Quel che è certo è che la società del cambiamento permanente, quella dove tutto fluisce e nulla si consolida, convive con strumenti di comunicazione che di continuo gemmano tecnologie, modi espressivi, strumenti e abitudini. Sono i media digitali a rendere il mondo incapace di fermarsi, o è vero il contrario? Durante le navigazioni sul web come nelle frequentazioni tecnologiche talora coglie il dubbio che quanto di nuovo appare sull'orizzonte di Internet e degli strumenti del comunicare sia debitore della noia e dell'eccesso di informazione: si metabolizza alla svelta ogni scenario inedito, le piazze virtuali e le attrezzature invecchiano precocemente, incalzate da altre più performanti. La nostra capienza non basta, bisogna continuamente far spazio al nuovo che incalza. La parabola di Second Life è più che eloquente: solo un anno fa chi non aveva uno straccio di avatar " il sosia nel mondo tridimensionale sul web " di cui narrare le gesta pareva tagliato fuori da qualsiasi rispettabile futuro hi tech. Ora di quella sbornia è rimasto un manipolo di cultori, che vagano sconsolati in un deserto online. Che nel giro di qualche mese lo stesso naufragio attenda Facebook, la nuova travolgente moda tra i frequentatori di Internet, è per ora solo un pensiero quasi inconfessabile, e probabilmente infondato. Perché i "social network", ovvero le reti sociali delle quali Facebook è il fenomeno-simbolo, sembrano aver centrato un punto debole del nostro vagabondare di sito in sito: oggi ha successo ciò che ci consente di allargare le nostre relazioni a dismisura ma in modo assolutamente controllato e leggero. Piace poter contattare chiunque, non sentirsi tagliati fuori da alcuna opportunità, ma senza impegno. Toccata e fuga, una battuta lieve e via. Su Facebook si fa "amicizia" con centinaia di persone, secondo un motore di moltiplicazione che a partire da comuni conoscenze permette di arrivare a imprevedibili frequentazioni virtuali, semplicemente pescando tra gli amici degli amici. A chi s'è incuriosito del sito web del momento e ha diligentemente aperto la propria finestrella su Facebook sta capitando in queste settimane di vedersi arrivare una o due proposte di "amicizia" al giorno, dal remoto compagno di scuola perso di vista vent'anni fa al collega di lavoro che sta nell'ufficio accanto. È l'impacciato uso adulto di uno strumento che nasce sullo spartito delle relazioni giovanili attuali, all'insegna della quantità barattata col disimpegno. Cos'abbia di fragile questo castello di bit è evidente a chi scorre il flusso di conversazioni tra "amici" di network, una flanella di considerazioni generiche, di opinioni vaghe, di sentimenti impalpabili. A mettere le ali a Facebook e agli altri network sociali in auge è però una domanda profonda, insaziabile, di essere in contatto con qualcuno, di non sentirsi soli, persi, ignorati. Di contare per il prossimo, non importa se solamente digitale.
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