sabato 20 aprile 2019
Il paradosso è che chi vince non festeggia, perché pensa alla coppa dalle grandi orecchie attesa dal 1996
Ottavo scudetto di fila per la Juventus (Fotogramma)

Ottavo scudetto di fila per la Juventus (Fotogramma)

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Il paradosso è che chi vince non festeggia. O lo fa in sordina, quasi sottovoce, come il bambino che prende sette ma poteva puntare al dieci. E non è una questione di ritrosia tutta piemontese. Non si tratta neppure di buona educazione o di rispetto verso chi ha perso ancora.

Il problema è che da tanti, troppi anni, dal 1996 per l’esattezza, il successo ha il nome, la forma, la colonna sonora della Champions League. È lei, la coppa con le grandi orecchie, la ciambella che viene sempre senza buco, l’ossessione che non fa dormire, la fidanzata che ritarda agli appuntamenti, la rima che manca a completare la poesia. Così, in casa Juventus l’ottavo scudetto di fila, un record mai visto e che forse mai si ripeterà, diventa il ritornello di una gioia contenuta, come le cene di gala per cui metti la cravatta ma lasci perdere lo smoking. E niente torta con le candeline, al massimo un semifreddo.

Un po’ di musica, qualche bollicina, poi a letto. Troppo fresca la delusione per la sconfitta con l’Ajax, troppo lontana la prossima possibile cavalcata europea, troppi amari gli sfottò di chi non vince ma si sente comunque autorizzato a prenderti in giro.

E dire che di motivi per gioire, meglio per impazzire di gioia, ce ne sarebbero. Eccome. Otto scudetti di fila, il tricolore vinto con sei giornate d’anticipo, Ronaldo, uno dei più forti se non il più forte giocatore del mondo, che resterà, dice, al mille per cento. E poi i giovani che crescono, Kean su tutti, un fatturato di oltre 400 milioni che scava abissi con le altre squadre di casa nostra, l’arrivo già annunciato del gallese Ramsey e di chissà quale altro campione. O forse, per capire la dimensione dell’impresa, basterebbe che i tifosi bianconeri si mettessero nei panni dei loro "colleghi" milanesi, o romani, o genovesi.

Pensare all'amarezza della giornata in ufficio dopo l’ennesima sconfitta, al gelo dello stadio vuoto, alla rabbia nel leggere la classifica, ai propri beniamini venduti per pochi spiccioli, persino al fantacalcio. Ingredienti da impastare con cure ed ecco una buonissima ciambella. Con il buco. Magari a forma di
otto, Come gli scudetti vinti di fila.

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