giovedì 17 gennaio 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Gentile direttore,
stiamo assistendo alla disfatta della nostra società poiché la disoccupazione avanza e con essa la disperazione di tanti fratelli. Si impone una preghiera corale ed assidua per la nostra patria e per quest’Europa che ha perso la tramontana. De Gasperi, Schuman, Adenauer avevano immaginato un’altra Europa fondata sulla politica comune di uno Stato unitario. Purtroppo chi è entrato in politica dopo di loro li ha traditi e si è fatto abbacinare dalle idee giacobine da un lato e da quelle della rivincita tedesca dall’altro. La Germania e la Francia (quest’ultima vincitrice della guerra e forse titolata a darci qualche 'comando') hanno spintonato l’Italia a entrare nell’euro poiché ne temevano la concorrenza a causa della lira svalutabile. È successo che, con l’euro il marco tedesco si è svalutato, la lira rivalutata e ci sono state 'rubate' le esportazioni. Sul versante interno alcuni servi sciocchi od occhiuti nostrani ci hanno spintonato nell’euro che ha quadruplicato i prezzi delle caramelle (da 50 lire a 10 centesimi di euro), portato alle stelle i prezzi delle abitazioni e di altre merci necessarie raddoppiando pari pari i prezzi e regalandoci così un’inflazione che falcidia le tasche di tutti e specialmente dei poveri. L’inflazione non è quella espresa dal tasso ufficiale, ma il raddoppio e più dei prezzi reali. E ora che fare? In primis, votare bene per chi ha le idee chiare su come uscire da questa rete in cui siamo impigliati; in secondo luogo scegliere il male minore impostando un’uscita dall’euro intelligente per recuperare la nostra sovranità monetaria, la nostra possibilità di fare come Usa, Giappone, Gran Bretagna, cioè svalutazione competitiva per recuperare le esportazioni perse. Sul lato finanziario bisogna battere moneta per finanziare le imprese e le opere pubbliche urgenti e di base. Non si tema alcuna inflazione poiché la deflazione che sta innescando il calo degli investimenti e il dilagare della disoccupazione sono un antidoto. Inoltre un po’ di inflazione ha sempre fatto girare il mondo. Il nemico della società è la disoccupazione. Con un New Deal si può innescare una ripresa nella spesa pubblica produttiva e si può tagliare al contempo e senza pietà la spesa pubblica improduttiva. Qui il giacobinismo cerca di tassare i ricchi e il ceto medio. È battaglia perduta poiché i ricchi se ne vanno all’estero con le loro ricchezze e rimangono i poveri a piangere in una società dove la filantropia di maniera ha sostituito la Carità.
Giancarlo Politi, Vinci (Fi)
Trovo in questa lettera osservazioni acute come il suo pessimismo, gentile signor Politi. La seguo perciò fino a un certo punto e continuo a fare il tifo per un’Europa che riprende a crescere moralmente e politicamente e assume il governo della propria moneta, l’euro. So che è dura e so che lo sarà ancora a lungo, ma non ci possiamo arrendere. I dati sul nostro export che pubblichiamo proprio oggi a pagina 12 confermano che la capacità di impresa e di lavoro degli italiani è messa alla prova, non svuotata. Il fulcro dell’Europa o sarà anche italiano (e francese, e spagnolo, e irlandese, e polacco, e greco...) o non sarà.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI