martedì 31 gennaio 2012
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Caro direttore, con quattro bambini piccoli, in casa siamo quotidianamente alle prese con i facilmente intuibili problemi di bilancio. In questi giorni si parla molto del risarcimento offerto da Costa ai superstiti della Concordia. Siamo molto perplessi nel valutare la notizia: ci dà un lume per fare discernimento? Se abbiamo ben capito, a ogni passeggero tornato a casa sano e salvo viene proposto un risarcimento di 14mila euro. Di conseguenza – leggo su Avvenire del 28 gennaio – una famiglia di quattro persone arriverebbe a percepire oltre 52mila euro. E il Codacons che addirittura protesta. «È un’elemosina»! Non so dove, non so come, ma nella mia testa un campanellino ha squillato: qualcosa non va bene! Pieno rispetto per le vittime (per cui ogni risarcimento monetario è un mero palliativo) e per i feriti; piena comprensione per lo choc subito e per l’umana indignazione verso simili drammi causati da leggerezza e irresponsabilità; però… Però stiamo parlando di gente che, se è andata in crociera, sicuramente non è ora ridotta sul lastrico: fondi a disposizione ne aveva e ne ha ancora a piena sufficienza per vivere. Passato lo spavento e rientrata sana e salva nella vita "normale", cosa ha perso di così grave? Che bisogno ha di tutti quei soldi? Mi sono permesso di fare a mia moglie una battuta di dubbio gusto; la scrivo anche a lei solo per essere provocatorio: se qualcuno ci regalasse una crociera, vorrei andarci con tutta la mia famiglia, preparàti al peggio e sperando che succeda un incidente simile alla Concordia. In sei, potremmo ricavarne un tesoro che ci solleverebbe da un sacco di problemi (veri!) per parecchi anni! A parte la mia "sparata", ovviamente malsana, ci aiuta lei a valutare con obiettività queste cifre, a nostro avviso assurde?
Antonio Genuin, Sedico (Bl)
Per istinto e per ragione la penso come lei, caro signor Genuin. Un equo indennizzo è davvero tale se risarcisce chi deve essere risarcito (con una seria gradazione basata sul danno patito) e tiene conto di tutti i "beni" in gioco. Penso, in particolare, a quali sarebbero le conseguenze di un livello di indennizzi ancora più spropositato (della pesantezza – per intenderci – di quelli che affiorano in certe cronache d’America). Penso al possibile contraccolpo su un’azienda come la Costa piombata in ovvie e gravi difficoltà d’immagine ed economiche. Penso, prima d’ogni altra cosa in questi tempi particolarmente difficili, a tutti coloro che in quell’azienda ci lavorano. Una disgrazia, segnata indelebilmente da sofferenze e lutti, non può comunque trasformarsi in una sorta di "ruota della fortuna". E, a mio avviso, nessuna organizzazione seriamente orientata al servizio dei cittadini (sia pure solo in quanto «consumatori») dovrebbe lavorare per questo.
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