venerdì 2 settembre 2022
Un appello per la ripresa dello sviluppo federale dell’Unione e delle sue istituzioni
In Italia e nella Ue un governo sopranazionale non presidenziale

Ansa

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Caro direttore, al di fuori del sistema presidenziale negli Usa che ha messo in evidenza con l’era Trump forti rischi per la democrazia, nell’Unione Europea ci sono solo due sistemi presidenziali senza capo del Governo (Cipro e Lituania), due sistemi semipresidenziali con un primo ministro (Francia e Romania) e tre sistemi di 'falso' presidenzialismo (Austria, Finlandia e Portogallo) dove i poteri del Capo dello Stato sono molto simili a quelli dei Presidenti della Repubblica eletti negli altri Paesi membri da assemblee parlamentari.

L’idea di modificare le modalità di elezione in Italia del Capo dello Stato e i suoi poteri per introdurre il presidenzialismo – se attuata – rischierebbe di mettere in discussione i princìpi fondamentali della Costituzione repubblicana, il suo sistema istituzionale e i rapporti fra il Governo e il Parlamento. Alcune parti dell’assetto del sistema deciso nel 1948 in una situazione molto diversa da quella attuale potrebbero, certo, essere modificate come il metodo bicamerale o le autonomie regionali e locali o gli strumenti della democrazia partecipativa, ma l’introduzione del presidenzialismo in Italia non si tradurrebbe certamente in un miglioramento in termini di efficacia e qualità della nostra democrazia. Se questa idea fosse inoltre associata a proposte che mirano a ridurre i poteri della Ue, come quelle del centrodestra e che tendono a imitare la decisione della Polonia di rivendicare il primato del diritto nazionale su quello europeo e le ripetute violazioni di princìpi e valori europei in Ungheria.

Il rispetto dei principi fondamentali dell’integrazione europea in Italia è stato affidato negli anni anche agli incontri – non formali, ma sostanziali – fra il Capo dello Stato e il Governo italiano alla vigilia di ogni riunione del Consiglio europeo insieme ai vertici fra Capi di Stato con ruoli non esecutivi. Riteniamo essenziale che nel dibattito sul presidenzialismo queste questioni siano seriamente esaminate in quanto parti determinanti delle decisioni per rendere coerente l’idea e la pratica della democrazia a livello nazionale ed europeo. Come sappiamo, la democrazia è la condizione indispensabile anche se non suf- ficiente per rendere possibile la libertà, la solidarietà, la giustizia, la difesa dello Stato di diritto e la garanzia di beni pubblici senza lasciare nessuno indietro. Noi riteniamo che si debba respingere nello stesso tempo l’idea dell’elezione diretta del Capo dello Stato in Italia e quella dell’elezione diretta del Presidente della Ue o come Presidente del Consiglio europeo o come Presidente della Commissione.

A livello europeo deve essere, invece, difeso il rapporto di fiducia fra il Parlamento europeo e il Governo europeo – che dovrà essere federale – all’interno di un sistema in cui il Consiglio europeo come 'Capo della Stato collettivo' scelga una personalità capace di riunire una maggioranza parlamentare fra le forze politiche europee sulla base del metodo degli Spitzenkandidatene all’interno delle liste transnazionali, una personalità che dovrà presiedere – nello stesso tempo e come è già possibile a trattato costante – il Consiglio europeo e la Commissione europea garantendo così il diritto di scelta delle cittadine e dei cittadini attraverso le elezioni europee e il controllo politico del Parlamento europeo eletto sul Presidente dell’Ue. Aggiungiamo che il passaggio dal potere di veto alle decisioni a maggioranza qualificata nella politica estera e della sicurezza nell’Ue – e dunque alla capacità della Ue di svolgere il ruolo di attore internazionale – potrà essere ottenuto solo se queste decisioni saranno affidate in modo permanente a un Governo sopranazionale. In questo quadro vale la pena di sottolineare l’eccessivo potere assunto dal Consiglio europeo a partire dal Trattato di Lisbona con un rafforzamento della dimensione confederale che non ha certo migliorato la qualità e l’efficienza della democrazia nell’Ue.

Nella dimensione del pluralismo europeo e di una Unione di Stati e di cittadini appare necessario difendere il ruolo prioritario della democrazia rappresentativa e dunque la centralità dell’istituzione parlamentare arricchendola con forme innovative di democrazia partecipativa (i referendum, il diritto di iniziativa legislativa dei cittadini rivolto al Parlamento europeo e non alla Commissione e il dialogo permanente con la società civile nelle forme adottate dalla Conferenza sul futuro dell’Europa) e di democrazia di prossimità (con un ruolo più importante attribuito alle città). Coerentemente con questa posizione noi riteniamo che debba essere sostenuto il potere costituente del Parlamento europeo, cui dovrà seguire il potere deliberativo dei cittadini esercitato tramite un referendum paneuropeo confermativo, con forti poteri per bilanciare la presenza eccessiva dei governi nazionali (il «federalismo degli esecutivi» secondo l’espressione di Habermas) che si considerano i «padroni dei Trattati» e i detentori del controllo della ripartizione delle competenze fra la Ue e gli Stati membri (la cosiddetta Kompetenz Kompetenz secondo la formula tedesca).

Se la rivendicazione in Italia del primato degli interessi nazionali si concretizzerà in una proposta di modifica costituzionale, essa dovrà essere respinta grazie a tutte le prerogative che prevede il nostro sistema a cominciare dai poteri del Capo dello Stato con il suo ruolo di garante della Costituzione repubblicana già opportunamente aggiornata e adeguata all’evoluzione del processo di integrazione europea così come è avvenuto in particolare in Germania, Francia, Belgio e Spagna. Ci aspettiamo che, durante la campagna elettorale, queste questioni vengano chiarite nel mandato al Parlamento che sarà eletto il 25 settembre e che facciano parte delle priorità che le forze politiche italiane metteranno sul tavolo dei partiti europei in vista delle elezioni europee nel maggio 2024.

Pier Virgilio Dastoli, Diletta Alese, Maria Romana Allegri, Antonio Argenziano, Giovanni Brauzzi, Giuseppe Papi Bronzini, Rocco Cangelosi, Claudio Cappellini, Alessandro Cavalli, Marco Celli, Walter Cerfeda, Enzo Cheli, Filippo Ciavaglia, Emilio De Capitani, Anna Falcone, Gabriella Ferranti, Susanna Florio, Guido Formigoni, Monica Frassoni, Emilio Gabaglio, Franco Gallo, Matteo Gori, Carlo Alberto Graziani, Alessandro Guerra, Claudio Leone, Francesca Longo, Mauro Lusetti, Isa Maggi, Alberto Majocchi, Emiliano Manfredonia, Alberto Maritati, Salvatore Marra, Giacomo Marramao, Enzo Mattina, Gianfranco Pagliarulo, Gabriele Panizzi, Tonino Perna, Paolo Ponzano, Michele Prospero, Paolo Ridola, Raffaella Rinaldis, Giulio Saputo, Stefano Sotgiu, Ennio Triggiani, Marina Lilli Venturini

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