sabato 15 febbraio 2020
L’emergenza per gli sversamenti abusivi e le discariche illegali in molte regioni del Sud è dovuta alla presenza di interessi 'mafiosi' ma anche alla carenza di strutture per lo smaltimento
Impianti e operazioni di gendarmeria contro il business dei rifiuti
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Gentile direttore, su 'Avvenire' del 30 gennaio 2020 l’inviato Antonio M. Mira ha illustrato il piano che il ministro Costa ha presentato ai comitati di coordinamento Stop Biocidio per la «Terra dei fuochi»: pattuglie in campo, controlli aerei, 500 telecamere, coinvolgimento di Esercito, Polizia, Guardia di Finanza e Comuni. Il tutto per contrastare sversamenti abusivi, fuochi e inquinamenti. Si accenna anche alla collaborazione con i consorzi di filiere per il recupero di materiali che possono avere un valore economico, che ovviamente saranno una piccola parte. E il resto che fine fa? Il Belpaese continua a esportare rifiuti in Europa! È evidente che se ci sono questi sversamenti abusivi è anche perché gli impianti per il trattamento e lo smaltimento regolari sono insufficienti o inadeguati. Forse è qui il punto debole da considerare. Mi riesce difficile pensare che la responsabilità di questa disastrosa situazione sia da attribuire soltanto a soggetti incivili e malavitosi. Ci sono le Regio- ni e i Comuni, con i loro organi di governo del territorio, abbiamo persino il ministro per il Sud, ci sono 130 miliardi di euro bloccati per ragioni burocratiche e mancanza di progetti. Il presidente del Consiglio Conte ha annunciato più volte con 'espressioni suggestive' un cronoprogramma di opere da realizzare, speriamo di vederne presto l’inizio. Forse ci vuole una impennata di orgoglio e di amore non platonico per il nostro Paese. L’Autostrada del Sole Milano-Napoli è stata realizzata in sei anni, coraggio quindi! Una cosa è certa, che questa vasta e lodevole mobilitazione promossa dal ministro Costa è soltanto un’azione di gendarmeria e difficilmente potrà reggere a lungo. Anzi, se nel frattempo non si affronta il problema alla radice, è facile che subentri un inasprimento della sfiducia e della frustrazione nei gruppi coinvolti e nelle popolazioni interessate, già così a lungo provate.

Angelo Guzzon Cernusco Lombardone (Lc)

Gentile signor Guzzon, lei ha ragione. Gliela dà proprio il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Cito l’intervista ad 'Avvenire' dello scorso 23 gennaio: «La questione degli impianti è prioritaria. Posso fare bene una raccolta differenziata se poi ho gli impianti che li trattano. Il deficit del Centro-Sud è oggettivamente strutturale». Costa aggiunse anche che «poi gli impianti vanno fatti davvero e invece molto spesso ci si inceppa. Così abbiamo la migrazione dei rifiuti, 500 e più chilometri, su gomma e quindi inquinante». Come vede è esattamente la riflessione che lei torna a proporre. La cronica, perdurante, antica carenza di impianti è causa di eterne emergenze in Campania, ma anche in Calabria e Sicilia. E di quella, più recente ma altrettanto preoccupante, a Roma. Ieri è andato a fuoco uno di quelli attivi in Campania, specializzato in gestione e recupero di rifiuti metallici, e situato nei pressi di Acerra, la terra che il prossimo 24 maggio riceverà la visita di papa Francesco. Senza impianti di smaltimento e valorizzazione, o con troppo pochi, anche la migliore raccolta differenziata non basta, perché poi i rifiuti così raccolti vanno selezionata, riciclati, recuperati, trasformati in materie prime seconde. È quello che si fa in tante parti del Paese, soprattutto al Nord. Esempi virtuosi, ma anche lì vicende criminali. Lei ha anche ragione a dire che non basta un’«azione di gendarmeria». In Campania e in altre regioni a forte presenza mafiosa è però ancora necessario predisporne, perché le ecomafie sono ancora forti e soprattutto si sono evolute. Lo dimostrano alcune importanti inchieste al Nord che hanno portato alla luce un preoccupante intreccio tra clan e imprese. È dunque necessario realizzare impianti per chiudere la filiera dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, ma creando invalicabili barriere a ecomafiosi e imprenditori criminali. Sono soprattutto loro ad approfittare delle emergenze al Sud, con tanti saluti alla solidarietà. Hanno impianti, più o meno in regola, e si offrono per risolvere i problemi. C’è chi lo fa bene ma a caro prezzo, il prezzo che chi si ritrova coi rifiuti per strada è costretto a pagare. C’è chi lo fa illegalmente e a prezzi stracciati. Per tutti questi i 'gendarmi' sono ancora necessari. E anche per i maleducati di turno che scaricano e bruciano. Singoli cittadini e imprenditori 'in nero'. Efficienza e legalità, sono requisiti indissolubili.

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