mercoledì 20 gennaio 2010
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Nella valutazione dell’opera di Bettino Craxi come presidente del Consiglio ha trovato spazio, come giusto, la scelta del 1984 di concludere la revisione del Concordato alla quale si lavorava sin dal 1976. Nella lettera scritta ad Anna Craxi il presidente Giorgio Napolitano ha voluto sottolineare l’evento affermando che non «si può dimenticare l’intesa, condivisa da un arco assai ampio di forze politiche, sul nuovo Concordato: la cui importanza è stata pienamente confermata dalla successiva evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa». Si tratta di un richiamo alla lungimiranza di una scelta di cui la storia successiva ha confermato l’aderenza ai bisogni della società italiana. Non sono mancate voci critiche, e tra queste – ieri – quella del fondatore di "Repubblica", che hanno declassato la revisione realizzata a una operazione di modesto «aggiornamento», priva di quel respiro riformatore utile a eliminare i «privilegi» concessi alla Chiesa cattolica.Per una corretta rievocazione storica si deve ricordare che la volontà di Craxi di chiudere il negoziato con la Santa Sede non fu una scelta formale, perché proprio nei mesi precedenti il febbraio del 1984 vennero risolte questioni rimaste aperte, e si intensificò la partecipazione alle trattative di altre componenti politiche che allargarono il consenso al nuovo Concordato e alla legge del 1985 sulle relazioni finanziarie tra Stato e Chiesa. La conclusione di lunghi mesi di negoziato si registrò in Parlamento dove le leggi di riforma ottennero una maggioranza amplissima, più vasta ancora di quella che nel 1947 aveva approvato l’articolo 7 della Costituzione. L’articolo 7, lo si dimentica spesso, già prefigurava la possibilità e le procedure della riforma dei Patti lateranensi. L’osservazione del presidente Napolitano è oggi preziosa perché permette di valutare la scelta del 1984 alla luce degli eventi successivi, non di una polemica interna venata di provincialismo.Il Concordato italiano ha retto alla prova dei fatti, con scelte di libertà e di reciproca autonomia per ciò che riguarda la scuola, il matrimonio l’amministrazione ecclesiastica, ha dato l’avvio ad altre leggi in materia di libertà religiosa, e ha ispirato una nuova stagione riformatrice in molti Paesi dell’Europa occidentale, e di quella orientale alla caduta del comunismo nel 1989-91. Già il 21 febbraio 1984 viene firmata l’Intesa con la Tavola Valdese, poi altri accordi con culti protestanti (avventisti, pentecostali, ecc.) e nel 1987 la storica Intesa con l’ebraismo italiano. Questo risultato non sarebbe stato possibile se il nuovo Concordato non fosse ispirato a principi di libertà per ogni professione religiosa.Il Concordato italiano è stato poi capace di anticipare altri accordi e altre leggi che si sono realizzate in diversi ordinamenti europei. In Paesi concordatari classici come l’Austria, la Spagna e il Portogallo, i vecchi Concordati sono stati riformati (in Spagna la riforma è iniziata nel 1979 ma è proseguita anche dopo) e nelle rispettive legislazioni si ritrovano le principali scelte italiane. I Concordati stipulati con Paesi centro-orientali (Länder tedeschi, Polonia, Paesi baltici, Croazia, Slovenia, ecc.) contengono oggi specifiche formule dell’accordo italiano e riproducono i suoi punti più salienti, l’insegnamento religioso facoltativo nelle scuole, la libertà di scegliere la forma religiosa del matrimonio, il superamento del finanziamento diretto delle Chiese, e via di seguito. Si è così dispiegata una stagione riformatrice europea che ha superato i conflitti del passato e ha fatto accostare le due sponde dell’Atlantico con una concezione positiva della laicità dello Stato che si presenta in quasi tutta Europa molto vicina a quella tradizionale dell’ordinamento statunitense.In questa prospettiva storica si può valutare anche la perdurante attualità della scelta del 1984 per altre riforme da realizzare nel nostro ordinamento.Oggi l’Italia deve dare risposte alle nuove religioni dell’immigrazione, ed è chiamata a darle sul terreno della libertà religiosa e del rispetto della legalità da parte di chiunque. Nello scorso mese di ottobre è stata presentata domanda di riconoscimento della Chiesa ortodossa romena, con quasi un milione di fedeli, e presto verrà proposta domanda anche da parte della Chiesa russa. Nella capacità di dare risposte positive alle esigenze di queste e altre religioni, con ampio consenso popolare, si potrà verificare la fedeltà ai principi che hanno guidato la riforma del 1984. Senza quella riforma il cammino successivo non sarebbe stato possibile, con il nuovo Concordato si sono poste le basi per il pieno rispetto della libertà religiosa dei cittadini e dei culti di appartenenza. Anche per queste ragioni la scelta del governo della Repubblica guidato da Craxi e della Santa Sede per il nuovo Concordato ha valore storico e ancora oggi reca benefici alla società italiana.
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