mercoledì 12 dicembre 2012
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Il precipitare della situazione politica di questi ultimi giorni ha anticipato la conclusione dell’esperienza del governo tecnico. È induce a fare un primo bilancio della sua azione economica, dividendola – per comodità – per ambiti. Gestione dello spread e della crisi finanziaria. È su questo specifico ambito che il governo merita il voto migliore. Il Paese è in piena crisi di reputazione internazionale con lo spread oltre i 500 punti base quando Monti arriva alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per invertire la rotta dei mercati il governo deve sovrasterzare in termini di rigore producendo un avanzo primario tra i più alti d’Europa, aderendo al Fiscal Compact e promettendo il pareggio di bilancio in Costituzione. Grazie allo sforzo sui conti e alla reputazione internazionale del premier la manovra riesce nonostante le turbolenze esterne delle crisi greca e spagnola che non aiutano.Il voto è massimo, e va condiviso con Mario Draghi, che con le manovre espansive della Bce, il magistrale discorso di quest’estate agli speculatori e il varo dello 'scudo' contribuisce all’obiettivo di far scendere lo spread fino a sotto quota 300. Il modo migliore per misurare l’importanza dell’effetto Monti al netto dell’effetto Draghi è il differenziale di spread tra Italia e Spagna che, prima positivo, diventa in seguito negativo. Rilancio dell’economia reale. Il voto qui è decisamente più basso, ma anche in questo caso, come in precedenza, in parte determinato da fattori esterni e dall’obiettivo di contrastare la crisi del debito pubblico con il rigore. Gli spazi di manovra del governo sono stati oggettivamente limitati. Come i lettori sanno, a nostro giudizio si sarebbe potuto cominciare a sfruttare subito il 'tesoretto' frutto della lotta contro l’evasione fiscale per una manovra espansiva, all’insegna del famoso 'pagare meno pagare tutti'. In altri termini, sarebbe stato bene vincolare i proventi dell’azione anti-evasione alla riduzione del peso fiscale su famiglie e imprese.Il governo è sembrato procedere all’inizio con decisione sul primo punto fissando la soglia del contante addirittura a 50 euro, ma è poi tornato sui suoi passi riportandola a 1.000. Inoltre, la lotta all’evasione non legata alla riduzione della pressione fiscale è apparsa a tanti cittadini solo come vessatoria. La questione aperta, però, è se il governo tecnico avrebbe avuto il sostegno della sua 'strana maggioranza' su una manovra del genere. Buona l’azione per aggredire i vari fattori del declino italiano (inefficienze della giustizia civile, digital divide, ritardi pagamenti della Pubblica amministrazione, eccesso di burocrazia) anche se gli effetti di queste iniziative saranno necessariamente ritardati nel tempo. Inevitabile la riforma delle pensioni per mettere in sicurezza i conti pubblici, anche se la questione 'esodati' pesa.Eccessiva l’enfasi sulla riforma del lavoro: Paesi come la Germania stanno nella globalizzazione con salari e persino cuneo fiscale superiore ai nostri. Il costo del lavoro è solo uno dei tanti fattori che assieme a molti altri creano la trappola del declino. Sensibilità verso il sociale/civile. Voto basso e appena sufficiente. Molte decisioni del governo hanno dimostrato scarsa sensibilità su questi temi con un doppio effetto sociale negativo. I tagli della spesa sono infatti spesso accompagnati da misure (progettate e/o realizzate) che riducono le potenzialità della sussidiarietà e del 'civile' di sostituire le risorse pubbliche che vengono meno. Pensiamo all’obiettivo europeo (poi congelato) di aumentare l’Iva sulle cooperative sociali; alla tassa fissa minima di 34 euro sul deposito titoli senza prevedere alcuna franchigia per i piccoli e piccolissimi azionisti. O ancora all’Imu sugli immobili delle organizzazioni non profit impegnate in attività di alta rilevanza sociale.La ripartenza economica non si ottiene solo diventando più competitivi a livello internazionale, ma anche non tramortendo la domanda interna e distribuendo il peso in modo più progressivo così da rilanciare i consumi dei ceti medio-bassi. Migliorabile anche l’approccio sui temi della sostenibilità sociale e ambientale. A parità di saldi statali si può lavorare con iniziative che migliorino il benessere equosostenibile del Paese usando come indicatori strategici quelli che le rappresentanze sociali hanno costruito con l’Istat lo scorso anno. In conclusione. Nonostante alcuni limiti evidenti, la valutazione complessiva del governo tecnico è, insomma, positiva. Soprattutto perché bisogna pensare a cosa sarebbe potuto succedere in assenza della sua azione e considerare che alcuni dei limiti sono dipesi da vincoli di bilancio esterno.Ora si deve evitare l’incubo del ritorno al passato e continuare la battaglia per far prevalere in Europa la consapevolezza che il rigore fine a se stesso non paga e che una politica più espansiva (sia al livello europeo che nazionale) potrà portare effetti benefici anche sul debito.
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