venerdì 17 settembre 2010
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Il magistero di Papa Benedetto XVI sulla famiglia è un dono provvidenziale all’umanità del terzo millennio, in continuità con la parola e la testimonianza di Giovanni Paolo II, che nel suo lungo pontificato ha restituito al matrimonio e alla famiglia una centralità e una dignità prima mai così chiaramente evidenziati, sia all’interno della Chiesa che per l’umanità tutta. E da tutto questo magistero, spesso sapientemente ripreso e rafforzato anche dalla Chiesa italiana, emerge oggi – con chiarezza – che la centralità della famiglia dipende direttamente da quella che tanti ormai riconoscono come «la questione antropologica». L’esperienza stessa del Forum delle associazioni familiari non avrebbe potuto innescarsi senza questa chiara parola, e senza tradurre la dimensione antropologica nelle circostanze della vita quotidiana delle famiglie del nostro Paese.Proprio per questo la vertenza famiglia, che il Forum ha lanciato da oltre quindici anni, e che costituisce ormai una vera e propria emergenza sociale per il Paese, ha in agenda numerose direttrici di azione, di natura molto varia: dalla sfida educativa al tema della conciliazione famiglia lavoro, dal riconoscimento del lavoro di cura familiare alla tutela della dignità della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale, dal sostegno familiare alle persone disabili e ai minori in difficoltà fino alla tutela dell’identità della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio», ai sensi dell’art. 29 della Costituzione.In questo senso la richiesta di un fisco a misura di famiglia, che nel 2008 ha raccolto oltre un milione di firme consegnate al Presidente della Repubblica, ha ovviamente un posto d’onore tra le priorità operative delle associazioni familiari raccolte nel Forum, per diversi motivi: prima di tutto perché oggi – e da troppi anni – il fisco penalizza ingiustamente le famiglie con figli e con carichi familiari, e occorre sanare questa iniquità; in secondo luogo perché in troppi casi la nascita di un figlio è fattore di impoverimento per la famiglia, e questo non è degno di un Paese civile; in terzo luogo perché avere un fisco che riconosce i carichi familiari e che premia le famiglie che accolgono al proprio interno i figli significa anche riconoscere socialmente che la famiglia e le nuove generazioni sono un bene pubblico, un capitale sociale, una parte insostituibile del patrimonio del nostro Paese.È poi vero che non tutti gli interventi di sostegno sono realmente "a misura di famiglia", ma a volte, pur "portando soldi alle famiglie", premiano individualismo, assistenzialismo, percorsi di vita frammentati e deresponsabilizzati. È quindi necessario trovare una sorta di "nuova via italiana alle politiche familiari", che sappia fare tesoro delle buone pratiche e dei fallimenti degli altri Paesi, difendendo la rilevanza sociale della famiglia costituzionalmente definita. Ma questo implica anche un deciso intervento economico di sostegno, di cui la riforma fiscale è solo un primo ma necessario ed urgente passo: perché il riconoscimento del valore della famiglia passa certo da un chiaro percorso antropologico, ma esige anche concrete azioni. Pensiero e azione, cultura e concretezza, questo è il mix che le famiglie chiedono con urgenza alla politica, in questi tempi difficili ma anche pieni di opportunità: quando, se non oggi, in un momento in cui per la prima volta da molti anni quasi tutti i leader più importanti dei vari schieramenti politici affermano la centralità della famiglia e l’urgenza di politiche concrete? Non deludiamo ancora una volta le aspettative delle famiglie: domani potrebbe essere troppo tardi!
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