mercoledì 2 luglio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
​Vedere un ex presidente, per giunta in procinto di rientrare in attività, accompagnato alla gendarmeria come un criminale comune non è stato un bel risveglio per una Francia già sfiduciata che, dopo la breve e deludente luna di miele con Hollande, ha gonfiato i voti del Front National. E l’accusa contro Nicolas Sarkozy è tanto più grave quanto è "politica": avere tentato di manovrare un giudice, alterando l’indipendenza e il bilanciamento dei poteri, una delle condizioni base della democrazia.Lo choc che da Parigi si è diffuso anche nelle altre capitali segnala un fenomeno che travalica i confini dei singoli Paesi e pone interrogativi sulle dinamiche sociali e istituzionali del mondo occidentale. E lo si intuisce da situazioni che hanno contorni simili a quelli della vicenda che coinvolge l’ex capo dello Stato francese.Innocenti o colpevoli (e certo è questione decisiva, ma per ora si considerino i casi mediatico-giudiziari in quanto tali), numerosi leader si sono recentemente trovati in circostanze nelle quali hanno sperimentato una limitazione del potere esecutivo che presumevano o pretendevano di avere e hanno di conseguenza tentato di recuperarlo con iniziative illegali o comunque non più tollerate dall’opinione pubblica.L’ex presidente tedesco Christian Wulff si è dovuto dimettere due anni fa per una fragile inchiesta su prestiti e favori che l’ha poi visto sostanzialmente prosciolto. Una delle sue maggiori colpe fu però quella di avere fatto pressioni sui media perché non pubblicassero la notizia. In passato, gli inquilini dell’Eliseo godevano di coperture e guarentigie formali e informali che ormai sono saltate: Mitterrand poté tenere nascosta una figlia per anni, la relazione di Hollande con un’attrice è stata segreta per pochi mesi. Lo stesso Sarkozy voleva conoscere le mosse della magistratura che si era messa sulle sue tracce per questioni ancora da chiarire di presunti finanziamenti elettorali illeciti.Anche l’Italia, come tutto il mondo sa, ha in Silvio Berlusconi un ex premier condannato e in affidamento ai servizi sociali, che per i vent’anni della sua parabola politica ha "lottato" con la magistratura per limitare o contestare i controlli giurisdizionali sulle sue attività pubbliche e private. Bill Clinton è stato a un passo dall’impeachment per avere mentito alla nazione su una relazione extraconiugale, mentre alcuni suoi predecessori alla presidenza degli Usa avevano fama di seduttori senza che la loro immagine politica ne venisse macchiata. Anche Juan Carlos ha sperimentato per anni una certa acquiescenza nei confronti della Casa reale spagnola, per poi dovere improvvisamente fronteggiare rivelazioni, scandali e indagini, che l’hanno infine indotto a lasciare il trono.Nelle nostre società il potere esiste, può ancora essere concentrato in poche mani e avere connotazioni negative, ma come sottolineano ormai numerosi studiosi, da Moisés Naím a Pierre Rosanvallon, quello politico, soprattutto nella forma governativa, è sempre più sorvegliato e complicato da esercitare. Da una parte, vi sono i tre tradizionali argini democratici: il controllo sugli eletti da parte degli elettori; l’opposizione organizzata dei gruppi di pressione; l’azione di vigilanza e repressione degli abusi da parte della magistratura. Dall’altra, si è avuta una diffusione e una radicalizzazione di queste espressioni di contro-potere, favorite in modo particolare da culture anti-tradizionaliste, individualistiche e libertarie, e dallo straordinario avvento delle nuove tecnologie, che stanno conducendo al mito della trasparenza totale, come ha evidenziato di recente il sociologo Byung-Chul Han e sta di fatto praticando il Movimento 5 Stelle. Certo, non sono da rimpiangere i Palazzi opachi e protetti, in cui si decidevano i destini di popoli e Stati a volte in limpida coscienza e disinteressata dedizione al bene comune, a volte solo con volontà di dominio e sprezzo delle regole e degli interessi comuni. La "controdemocrazia" che non dorme mai e che consegna alla gogna o alle manette con crescente frequenza spezzoni autorevoli della classe dirigente fa un lavoro utile quando sanziona i servitori infedeli e promuove una selezione virtuosa. Come effetto secondario e non voluto, può tuttavia produrre una sfiducia letale nella politica e un azzoppamento del potere esecutivo tale da renderlo incapace di prendere decisioni rilevanti e di fronteggiare emergenze che richiedono scelte rapide e a volte scomode. Per questo può nascere dal potere anche una reazione, comprensibile ma ugualmente pericolosa, tesa a contrastare – con ogni mezzo – gli strumenti della controdemocrazia. Non ci sono ricette per un mondo perfetto; Sarkozy potrà uscire innocente, ma comunque non più immacolato, dal fermo di ieri; in ogni caso la sua vicenda e altre simili ci dicono qualcosa sulle dinamiche in corso del potere e sullo stato della democrazia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: