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Un record, e insieme un paradosso. Perché la Norvegia promette di diventare presto – forse anche entro la fine di quest’anno – il primo Paese al mondo a cancellare le automobili alimentate a carburante tradizionale dal mercato del nuovo, sostituendole con quelle elettriche. Una svolta di fatto e per scelta dei consumatori, e non per legge come ha deciso la Commissione Europea a partire dal 2035. Le vendite dei veicoli 100% a batteria, infatti, sono state l’88,9% del totale nel 2024, e hanno toccato il 96% nelle prime settimane di quest’anno. Il dato è in parte sorprendente, considerando la grande difficoltà di diffusione delle auto elettriche nel resto dell’Europa (in media circa il 15% delle immatricolazioni sul totale lo scorso anno), e i risultati ancora di nicchia in particolare di alcuni Paesi come l’Italia dove non si arriva al 5%. Ma il vero paradosso norvegese è che la nazione che da tempo è riconosciuta come la regina mondiale della mobilità sostenibile sta raggiungendo il traguardo di non commercializzare più autovetture nuove alimentate a gasolio e benzina proprio grazie alla sue forti riserve di petrolio e gas, che vende invece al resto del mondo.
La fiorente industria dei combustibili fossili ha infatti permesso di creare negli ultimi anni un fondo sovrano del valore di oltre 1.700 miliardi di dollari, consentendo al governo di offrire incentivi finanziari senza precedenti per i veicoli elettrici. La rete energetica del Paese è inoltre alimentata quasi interamente da energia idroelettrica, il che rende la mobilità sostenibile e conveniente: gli automobilisti norvegesi godono infatti di costi dell’elettricità più bassi rispetto ad altri Paesi, assicurando così che la gestione di un’auto elettrica sia più accessibile. Nel corso degli anni, il governo ha adottato diverse politiche per incoraggiare gli automobilisti a passare ai veicoli a batteria. Ad esempio imponendo forti dazi all'importazione e tasse di immatricolazione sui veicoli convenzionali. Rinunciando però a questi dazi per i veicoli elettrici, la Norvegia offre degli incentivi che altri Paesi non possono permettersi. I dazi elevati contribuiscono infatti alla diminuzione delle vendite di veicoli a combustione interna, aumentando la popolarità dei veicoli a batteria. Che, inoltre, sono esenti dall’Iva del 25% e non devono pagare le tasse di immatricolazione.
Per i residenti nella Penisola inoltre sono previsti alcuni vantaggi per le auto 100% a batteria che, ad esempio, sono esenti dal pagamento del bollo per primi 5 anni. Inoltre, per promuoverne l’acquisto, il governo ha approvato per il 2024 un Ecobonus che permetteva di ricevere bonus fino a 13.750 euro (in base al reddito del nucleo familiare) a chi avesse acquistato un veicolo elettrico rottamando un’auto da Euro 0 a Euro 2. Sono stati anche approvati dei sussidi per l’acquisto e l’installazione di stazioni di ricarica elettriche.
Non è però tutto rose e fiori. La politica di incentivi solo nel 2023 è costata allo Stato un mancato introito in tasse di quasi 19,2 miliardi di corone (1,74 miliardi di euro). Per questo da allora il ministero dei Trasporti guidato da Jon-Ivar Nygård ha innestato una parziale retromarcia. Le vetture a batteria che in Norvegia non pagavano i traghetti e i pedaggi, ora hanno uno sconto “solo” del 50%. E anche le ricariche pubbliche, prima gratis, ora sono parzialmente tariffate. È cambiato anche il regime che riguarda la deducibilità fiscale delle auto aziendali, mentre sul costo dei parcheggi – che erano gratuiti – oggi decidono le singole municipalità. Anche l’utilizzo delle corsie preferenziali, prima consentito liberamente alle auto elettriche, ora è limitato agli orari non di punta. L’esenzione totale dell’Iva al 25% sull’acquisto delle elettriche è stata revocata per le auto che costano più di 45.200 euro, e c’è una nuova tassa sul peso delle vetture di 12,5 corone per ogni chilogrammo oltre i primi 500.
Essere ecologici insomma costa parecchio. Prima solo allo Stato, ora anche ai cittadini. Ma questo non impedisce che sul territorio oggi ci siano circa 20 mila punti di ricarica, poco meno della metà dei quali ad alta potenza, che erogano tutti energia verde, merce che la Norvegia ha in abbondanza al pari del petrolio, altra specialità della casa visto che è l’undicesimo produttore al mondo. Il parziale ripensamento in materia di agevolazioni ha deluso parecchio chi ha scelto recentemente l’auto elettrica. Ma lo schema di fondo non cambia: se le vetture a “emissioni zero” sono tassate a peso per non incidere troppo sui bilanci dello Stato, quelle a combustione interna lo sono in modo direttamente proporzionale alle emissioni prodotte secondo una precisa tabella studiata ed inserita nel sistema fiscale norvegese. «Penalizziamo quello che non vogliamo, e promuoviamo quello che desideriamo, in modo che il consumatore possa fare la scelta giusta», ha spiegato Christina Bu, segretaria generale della Norsk Elbilforening, la “lobby” locale delle auto elettriche. Risultato: la Norvegia è l’unico Paese al mondo dove i veicoli di questo genere costano mediamente il 15% in meno di quelli a gasolio o a benzina, quando in Italia (dati Jato Dinamycs) hanno un prezzo di acquisto mediamente superiore del 25%. Inoltre, mentre in quasi tutti gli altri Paesi, Case automobilistiche e Stato discutono su chi debba assumersi i costi per l’ampliamento delle infrastrutture e sono soprattutto i privati a doversene occupare, il governo norvegese si è assunto la competenza per la realizzazione della rete di ricarica fondando un'azienda statale, la Enova, che assegna gli incarichi per la costruzione delle colonnine: oggi sono circa 1.500 solo a Oslo. Molte, considerando che la capitale ha meno di 700mila abitanti.
Ma la Norvegia non ha puntato solo sulle automobili. Infatti, Oslo diventerà tra poco la prima capitale al mondo con un trasporto pubblico completamente a “zero emissioni”, traguardo del maxipiano per decarbonizzare tutte le attività della città entro il 2030. Il primo passo è stato già fatto con l’elettrificazione di molti traghetti che attraversano i fiordi. E con un progetto che porterà alla sostituzione di tutti gli autobus a gasolio con 450 e-bus acquistati a un prezzo del 5% inferiore a quello degli “antenati” diesel.
Non è tutto così idilliaco, naturalmente. Le perplessità sullo smaltimento delle batterie esauste in particolare sono forti anche qui. E nessuno nega la problematicità di alcuni aspetti dell’elettrico. L’enorme diffusione della vendita dei veicoli nuovi 100% a batteria inoltre non significa che le strade ne siano invase. Alla fine del 2024, la quota del totale circolante è arrivata al 28,6%, superando quella delle auto alimentate solo a benzina. Ma le auto diesel sono ancora le più utilizzate sulle strade norvegesi (poco più di un terzo del totale). E anche se non lo saranno ancora a lungo, le società di noleggio - i principali acquirenti di auto a combustione interna in Norvegia – continuano a preferirle perché molti turisti non hanno familiarità con i veicoli elettrici.
È comunque quasi impossibile che la tendenza norvegese – favorita da fattori e situazioni particolari – trovi repliche in altri Paesi europei. Secondo Gianluca Di Loreto, partner e responsabile italiano practice Automotive & Mobility di Bain & Company, «ogni costruttore sta facendo i conti per capire se gli conviene ascoltare il cliente e continuare a proporre il termico, prendendo le multe previste sulle emissioni, oppure evitarle puntando sull'elettrico – che il cliente non vuole –, ma rimettendoci soldi lo stesso perché queste vetture si vendono in perdita…». Un rebus assoluto che resta di difficile soluzione malgrado i tempi per adeguarsi ai limiti di emissioni di CO2 siano stati appena dilazionati in tre anni dalla Commissione Europea.