mercoledì 30 settembre 2015
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​Caro direttore,
le invio la lettera che abbiamo indirizzato a papa Francesco dopo le parole “africane” che ha pronunciato durante il suo viaggio di ritorno dalla visita apostolica a Cuba e negli Stati Uniti.
«Santo Padre, mi permetto di scriverle dopo aver ascoltato le sue ultime parole sull’Africa e sulle migrazioni verso l’Europa. Parole che sono un’occasione preziosa per tenere accesi i riflettori sull’Africa, come noi di Amref (African Medical and Research Foundation) facciamo da quasi 60 anni. Lei ha perfettamente ragione quando dice che la considerazione che si ha dell’Africa è di un continente sfruttato. E, come ha precisato, essa è frutto di una semplificazione. Esistono molte “Afriche” e da sempre noi lavoriamo per mettere in risalto le potenzialità e le ricchezze, per consolidare la visione di “terra delle soluzioni” e non solo dei problemi.
 
 
Il continente africano conoscerà nel 2015 una “crescita robusta”. A sostenerlo è il Rapporto mondiale sulla situazione e le prospettive economiche 2015 – World Economic Situation and Prospects 2015 (Wesp) – secondo il quale il Pil dell’Africa dovrebbe accelerare, passando dal 3,5% del 2014 al 4,6% del 2015 e al 4,9% del 2016. Questo non ci fa dimenticare che l’Africa, secondo continente più popolato al mondo, è il più arretrato in fatto di salute. Se l’aspettativa di vita nel mondo è di 70 anni, in Africa, nel 2011, era di 56 anni. Se nel mondo muoiono 43 bambini sotto i 5 anni ogni 1.000 nati, in Africa sub-sahariana questo numero è quasi il doppio, 83. L’Africa registrerà, da oggi al 2050, l’aumento demografico più consistente di ogni altra regione del mondo. Si prevede che la popolazione sarà più del doppio dell’attuale, aumentando dagli attuali 1,1 miliardi ad almeno 2,4 miliardi entro il 2050. Come ben comprenderà, la salute delle donne e dei bambini, le risorse di acqua e il bisogno di cure e assistenza medica, rischiano di essere messe ancora più a rischio da tutto questo.
Lei ha parlato di barriere e di muri.
 
 
L’unico modo di battere le paure, suscitate da chi utilizza disagi effettivi e preoccupazioni fondate, consiste nell’elaborare una strategia credibile, capace di fondere pragmatismo e idealità. Ma preliminare a ciò è la consapevolezza della natura del problema, composto da tre fattori che non sono certo sorti in questi ultimi mesi: il boom demografico dei prossimi anni, le disuguaglianze economiche e la violenza (guerre e terrorismo su tutte).
 
 
Lei ha detto che “investimenti e lavoro in Africa aiuterebbero a lottare contro questa crisi”, riferendosi alla migrazione verso l’Europa. Questo è ciò che sentiamo di più forte e urgente. Questa è la ricetta che meglio conosciamo per far crescere l’Africa nel lungo periodo e per far sì che più persone possano permettersi di scegliere: migrare o restare. Non costretti a fuggire da miseria e guerre, ma liberi di decidere se migrare o no.
 
 
Promuovere un’Africa in salute, figlia di un mondo più equo, in cui acqua, cibo, cure e istruzione siano diritti di tutti, beni comuni realizzati e tutelati in piena consapevolezza dalle stesse comunità beneficiarie: questa è la nostra strada. Un continente in grado di camminare, anche di correre sulle sue gambe. Per questo ci auguriamo anche che le promesse del Presidente del Consiglio della nostra Italia sull’aumento degli investimenti in cooperazione allo sviluppo vengano rispettate e che non vengano utilizzate esclusivamente per far fronte ai fenomeni migratori. I due ambiti sono sicuramente interconnessi, ma seguono dinamiche e concetti diversi.
 
 
Confidiamo molto, Santo Padre, nel suo prossimo viaggio in Africa, dove sicuramente ci troverà a lavorare nei sobborghi più difficili, nelle aree più remote, accanto ai protagonisti di questo sviluppo, gli Africani. Se vorrà, avremo piacere di farle incontrare donne e uomini che ogni giorno, seppur tra mille difficoltà, vivono e lavorano per dare un futuro all’Africa».
 
 
*Vice Presidente Amref Health Africa e presidente Amref in Italia
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