Il consiglio di La Pira e l'azione di futuro che noi e gli afghani dobbiamo compiere
sabato 21 agosto 2021

Gentile direttore,
ho letto con estremo interesse la lettera di Giovanni Crisanti sull’Afghanistan a cui cui lei ha risposto venerdì 20 agosto. Condivido l’indignazione del giovane amico lettore, ma ritengo che essa vada inquadrata bene... Intanto, alla "figuraccia" degli Usa e del loro presidente occorre, purtroppo, aggiungere quella dell’Europa che ancora è incerta sull’accoglienza dei profughi mentre, a Kabul e altrove, i taleban – trionfatori per la liquefazione di Stato e Forze armate afghane – stanno cercando casa per casa coloro che hanno collaborato con gli occidentali. E penso soprattutto alle donne afghane che hanno assaporato un po’ di libertà in questi vent’anni e che ora dovranno essere difese dal mondo libero tanto quanto – lo sottolineo – dai loro uomini: padri, fratelli, mariti, fidanzati, figli... Detto questo, penso anch’io che una generazione di giovani «che crede nel multilateralismo» non accetterà il modo con cui questioni vitali come questa sono state affrontate. Sono stato e sono un formatore, e ai "miei" giovani – che, grazie a nonni e genitori, godono di una libertà che ai loro coetanei afghani non è data – dico sempre che perché l’indignazione si trasformi in realtà nuova bisogna prima di tutto frequentare con profitto la scuola che si è scelta e che può offrire concrete possibilità di incidere sulla società. Chissà che questa generazione non trovi anche modo di impegnarsi in campo sociale, politico e religioso... Credo che questo ci sia nel progetto di vita del lettore Crisanti. Grazie direttore, per offrirci lettere di giovani che non si chiudono nell’egoismo, ma guardano al futuro esprimendo una giusta indignazione per le azioni e le inazioni di coloro che oggi reggono le sorti della società italiana e mondiale.
Gualtiero Comini, Salò (Bs)

Siamo pieni di parole e di dolore, di rabbia e di tristezza per ciò che continua ad accadere a Kabul e in tutto l’Afghanistan dopo la subitanea evaporazione di vent’anni di imperfetta (e, infine, rinnegata) "costruzione" di una possibilità diversa per quella società. Come continuiamo ad annotare, nonostante il disastro dell’uscita degli occidentali da quel Paese, la sfida non è finita. E lei, gentile professor Comini, che sa ascoltare e accompagnare i giovani, mette in fila altri pensieri utili e chiama a una sensibilità e a un’attiva responsabilità davvero preziose. Grazie di cuore. Oggi, domenica, i cattolici italiani pregheranno, su invito dei nostri vescovi, perché l’Afghanistan conosca la pace e, insieme, per la gente di Haiti, nuovamente colpita da un terribile sisma. È un modo per far tesoro di un bellissimo consiglio di Giorgio La Pira: pregare con la Bibbia e con il mappamondo. Per affidare, con speranza e intelligenza, al Padre di tutti ogni nostra azione di futuro.



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