giovedì 27 agosto 2015
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​Gentile direttore,io non sono credente e neppure cristiana, nel senso che non riconosco in Gesù di Nazareth il Cristo, ma forse potrei definirmi "gesuita", in quanto profondamente ammirata e coinvolta dall’esempio di vita che ci viene tramandato relativamente a quest’uomo. Un esempio che è riuscito a valicare secoli e popoli e a diffondersi praticamente ovunque; questo può già ritenersi miracoloso anche per un ateo o un agnostico. Forse è per questo che, come leggo nell’articolo di Bellaspiga a proposito del signor Egidio su "Avvenire" del 16 luglio, «quando ti crolla il mondo addosso pensi che tutti ti tenderanno la mano, invece c’è solo la Chiesa, nessuno lo dice ma è così». Infatti. C’è soltanto la Chiesa che ti tende la mano, chiunque tu sia. È questo il capolavoro di Gesù di Nazaret: essere riuscito a generare una rete di solidarietà e fratellanza che, oltre a non avere pari, si è consolidata e ramificata in ogni angolo del mondo tanto che, oggigiorno, risulta essere assolutamente indispensabile per non restare a terra quando si cade in disgrazia o, semplicemente, per non sentirsi soli. La Chiesa e il suo luminoso portavoce Francesco rimangono l’unica casa le cui porte sono sempre aperte e l’unica famiglia sempre pronta ad accogliere. Tutto il resto è un’accozzaglia di vuote parole e di intrallazzi per riempirsi le tasche. SalutiMariacristina LunardiBolzano Vicentino (Vi)
Il gran lavoro dei cristiani – magari accanto a coloro che, come lei, gentile signora Lunardi, sono conquistati anche solo dall’umanità di Gesù di Nazaret – è fare delle società in cui viviamo non solo il luogo di «un’accozzaglia di vuote parole e di intrallazzi per riempirsi le tasche». È quaggiù che possiamo meritarci il centuplo e l’eternità. Ricordando che nessuno si salva da solo. Per questo le porte della casa sono sempre aperte, e devono restarlo.
Marco Tarquinio
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