mercoledì 6 gennaio 2016
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I RE MAGIBona sera salutiamo tutti quanti in allegria il Signore pace vi dia che noi desideriamo se vi piace canteremo di Gesù l’Epifania ognuno attento sia che il principio noi daremo Oggi un Bambino c’è nato da Maria vergine e madre figlio al Padre divino che in terra volle incarnarsi fu dal Padre a noi mandato per divino decreto eternoper salvarci dall’Inferno ed aprirci il cielo serrato.E nell’inverno e nel rigore in un’umile capannella da una Verginella nacque il Redentore ecco dall’oriente una stella luminosa mai al mondo cosa così bella e risplendente Fu veduta in quel confino dai Re Magi con stupore è nato il Re divino disse ognuno al proprio cuore e così con grande prestezza i Magi si misero in viaggiodella stella il vago raggio seguirono con allegrezza. Quella stella mai non falla li precede nel cammino dove stà Gesù Bambino si ferma sopra una stalla nel mirare quella bellezza una gioia nel cielo s’alzava in una grotta la gente correva con il cuore di grande allegrezza E all’interno di quella capanna un Bambino vezzoso gli appare fanno un umile inchino salutano Gesù Bambino co’ Giuseppe e la madre Maria sempre a terra inginocchiati con affetto e venerazione cantano la ninna nanna. I tre doni che hanno portato ognuno è dono fatale oro, mirra e incenso come Re come Dio immenso fatta poi l’adorazione con profonda riverenza da Maria hanno licenza la santa benedizione Terminiamo i nostri detti è arrivata la conclusione questo dice la tradizione una gioia il cielo ci ha dato Ora siamo di partenza diamo fine ai nostri canti ringraziamo tutti quanti con profonda riverenza. Questo canto di 'Pasquella', raccolto a Casabasciana (Lucca) da Giovanni Giannini e pubblicato nel 1901 nella raccolta I canti popolari toscani, è un esempio tipico del repertorio di questua legato alla festività dell’Epifania. Si tratta di un genere di canto ancora ampiamente diffuso in tutta la Penisola, che viene eseguito il giorno e la notte di vigilia dell’Epifania da gruppi di cantori spontanei che si ritrovano insieme per portare di casa in casa un canto augurale, ricevendo in cambio offerte di doni alimentari. Questo originale e festoso rituale, che sta vivendo negli ultimi anni una fase di grande riscoperta sopratutto nelle aree dell’Appennino centrale grazie al ruolo determinante di giovani cantori e suonatori, conserva nelle varie diversità dialettali e musicali locali alcuni modelli rituali ricorrenti. Prima di intonare la Pasquella un membro si distacca dal gruppo e chiede a quelli di casa se si 'vuole la Pasquella'. Avuto il permesso il canto inizia all’esterno con le formule di saluto, l’esortazione ad aprire la porta e la licenza di portare l’allegria. Entrati in casa il canto, strutturato in forma narrativa, rievoca i personaggi e il racconto dell’arrivo dei Magi. Al termine della narrazione il gruppo rivolge ai componenti della famiglia motivi augurali di buon anno e prosperità. La Pasquella si chiude con un brindisi collettivo e con i doni offerti dal padrone di casa che invita il gruppo a continuare a suonare e cantare coinvolgendo tutti i presenti in un grande clima di festa e convivialità. La bella versione toscana di canto di Pasquella qui riportata è stata eseguita in alcune edizioni della Chiarastella con grande maestria e vivacità da Simone Cristicchi.
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