mercoledì 19 ottobre 2011
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Era del Nord Italia, esattamente della provincia di Lecco, il missionario padre Fausto Tentorio, ucciso nell’isola filippina di Mindanao. Là faceva tutto il bene che poteva. Un sicario (non il popolo, non la gente, che l’amava) gli ha fatto tutto il male che poteva. Lo citiamo per nome, perché in questo momento il suo nome sta su tutti i giornali, impossibile nasconderlo. Ma dal Nord Italia partono tanti missionari sconosciuti, che fanno notizia solo se muoiono, religiosi o laici: vanno per il mondo, dove il mondo ha più bisogno, fanno quel che possono fare, senza nulla in cambio, se non la soddisfazione di annunciare il Vangelo e spendere bene il tempo e la vita. Sto dicendo: il Nord Italia, e specialmente il Lombardo-Veneto, quello che va spesso sulle cronache per notizie di egoismo, razzismo, ostilità agli immigrati, indifferenza. Gli episodi sono tanti, conditi magari da dichiarazioni di amministratori che fanno accapponar la pelle, e la nazione finisce per conoscere solo questo aspetto del Nord, ignora tanti altri aspetti, più grandiosi, che passano inosservati perché questo è il loro modo di realizzarsi. Non roviniamo gli autori di questi episodi chiamandoli per nome e infliggendogli una pubblicità che non gradiscono, ma parliamo di quel che fanno, per ricordare a tutti che dal Nord Italia parte anche tanto bene, verso il Mondo. Diciamolo, una volta per tutte. Padre Tentorio è stato ucciso dopo aver celebrato una Messa. Come se la Messa fosse un furto o una rapina. Chi l’ha ucciso è giunto in motocicletta, nascosto dal casco. Dalla Sicilia al Terzo Mondo (e anche questo distrugge gli stereotipi) la criminalità adotta lo stesso stile, c’è una tecnica dell’omicidio per odio, che l’uomo impara senza studiarla, la scopre in sé. L’assassino è scappato da solo, in moto. La vittima è stata soccorsa da tutti, fino all’ospedale, a 30 chilometri. Il killer avrà un premio, se ha agito per compenso. È sparirà nel nulla. Il morto sarà ricordato per sempre. Dal Nord partono continuamente religiosi e laici, vanno in India, in Africa, in Asia, a fare gratis quel che possono fare. Insegnanti, medici, costruttori. Nella mia città, Padova, c’è un centro da cui centinaia di medici vanno in Africa a curare, vaccinare, assistere nei parti, portare antibiotici, operare chirurgicamente. Quando partono, nessuno ne dà notizia; quando tornano, nessuno se n’accorge. Con gli anni, sono migliaia. Ne ho conosciuto alcuni. Il ricordo più alto della loro vita sta nella parola "abo", padre, con cui le bambine malate del Centro Africa li chiamano quando li vedono apparire. Qui vicino a me c’è una casa che ospita i comboniani al ritorno dall’Africa, ne ho conosciuto uno rientrato a ottant’anni, non aveva niente, aveva passato 60 anni a insegnare e costruire scuole e ospedali dall’Egitto al Sudafrica. Qui vicino c’è un collegio dove rientravano a curarsi due missionari, catturati in una rivolta africana, stavano per essere uccisi, si erano già confessati l’un con l’altro, quando uno dei rapitori li riconobbe e li lasciò andare. Un viaggio alla morte, andata e ritorno. Nella città vicina, Vicenza, ho conosciuto un salesiano, che adesso ha superato gli ottant’anni, ha sempre vissuto in India, a insegnare gratis. Le madri facevano a gara perché i loro figli andassero nella sua classe. Malato più volte, più volte l’estrema unzione, ma è ancora lì, monumento vivente. Qui c’è un’associazione che manda i suoi in zone di guerra. Ne ho conosciuti che sono stati catturati, posti al muro, han sentito l’otturatore che spingeva la palla in canna, son vivi per miracolo. Ogni tanto càpitano in queste città missionari nel Terzo (e Quarto) Mondo, chiedono aiuti per ampliare un ospedale, alzare una scuola, salvare dalla malaria: restano qui una settimana, raccolgono quel che possono, e spariscono nel cuore delle tenebre. Parlate male del Nord, quando se lo merita. Anch’io lo faccio. Ma quando merita sguardi acuti e parole buone, non lesiniamoli. Per il Sud è la stessa cosa. Smettiamola con le caricature, guardiamo la realtà.

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