mercoledì 11 maggio 2016
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C i sono fiabe che sono belle anche se lette al contrario. Questa non è la storia di Cenerentola, ma di una partita di badminton importante, anzi molto importante. Il badminton è uno sport già un po’ fiabesco di suo: una via di mezzo fra il tennis e la pallavolo, ma con una pallina dispettosa e che ha il paracadute. Più la picchi forte più lei sembra che rallenti la sua corsa, più la mandi in alto e più lentamente lei torna indietro. La partita in questione vale un biglietto per Rio de Janeiro, perché al badminton noi italiani non saremo forse tanto abituati, ma questo è uno dei 25 sport olimpici (varrebbe qui la pena spiegare quella differenza, così spesso martoriata anche da presunti esperti del settore, fra sport e discipline olimpiche…). La prima volta ufficiale per il badminton ai Giochi fu a Barcellona, nel 1992. Da lì in avanti la Cina ha collezionato medaglie in modo bulimico: 38 su 91 assegnate in totale. In buona sostanza l’Europa non è certo il posto giusto dove nascere se vuoi vincere una medaglia olimpica nel badminton, ma come è noto per un atleta partecipare ai Giochi Olimpici rappresenta il sogno di una carriera intera. Succede allora che l’ungherese Laura Sarosi affronti la tedesca Karin Schnaase, decisamente più forte di lei, in una partita decisiva per la qualificazione ai Giochi Olimpici. Come da pronostico, e coerentemente alle aspettative del ranking mondiale, la tedesca sta vincendo abbastanza nettamente. Improvvisamente, però, una delle sue scarpe si rompe, impedendole di proseguire il match. Le regole del badminton non permettono pause nel gioco e senza scarpe di ricambio lì a portata di mano, per la Tedesca abbandonare il campo, correre negli spogliatoi e andarne a cercarsene un altro paio significherebbe perdere a tavolino. L’Ungherese Sarosi potrebbe restare lì, senza muovere un muscolo e aspettare la decisione scontata dell’arbitro che, visto l’incidente, è sul punto di dichiararla vincitrice. Uno di quei colpi di fortuna leggendari che talvolta capitano nello sport: ricordate, per esempio, la storia del pattinatore di short track Steven Bradbury, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Salt Lake City nel 2002 dopo un’incredibile serie di squalifiche e cadute dei suoi avversari? Invece no: Laura va verso la sua borsa, ci rovista un po’ e, alla fine, tira fuori un paio di scarpe, offrendole alla sua avversaria tedesca con un bel sorriso. Katrin ringrazia e, visto che piove sempre sul bagnato, indossandole si accorge che quelle scarpe sono esattamente del suo stesso numero. La Tedesca riprende così il match e lo termina battendo l’avversaria ungherese in tre set ed eliminandola così dalla sua corsa e dal suo sogno verso Rio. La favola di Cenerentola, insomma, ma al contrario. Katrin, principessa del badminton, si trova improvvisamente scalza e precipitata fra i comuni mortali, ma indossando quella scarpa magica torna al suo rango nobiliare. Laura, che quella scarpa la offre, demolisce con le sue stesse mani il suo sogno olimpico. Lei, di fronte all’occasione di una vita, ma che non immagina di poter cogliere solo grazie a un colpo di fortuna, sa bene cosa fare. La sua carrozza per Rio torna zucca e il sogno di Laura finisce lì. Le resta però, e per sempre, l’applauso per un gesto di fairplay che vale una medaglia. Ora, oltre a quella fra sport e discipline olimpiche ci sarebbe anche un’altra differenza da raccontare: quella fra fiaba e favola. La fiaba suscita emozioni, fa sognare e quasi sempre ha un lieto fine. La favola, invece, ha una morale e spesso una vena un po’ pessimistica. Sarà per difendere la bellezza, la magia, la meraviglia delle fiabe che la federazione tedesca di Badminton ha lanciato un appello sul web affinché a Laura Sarosi venga assegnata una wild card per i Giochi Olimpici di Rio? © RIPRODUZIONE RISERVATA La tedesca Karin Schnaase sta vincendo ma rompe la scarpa L’ungherese Laura Sarosi ne presta una. E perde (forse) i Giochi
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