martedì 15 marzo 2022
Perché è necessario accelerare il passaggio a un nuovo sistema di generazione energetica nel nostro Paese
Solare ed eolico sono la ricchezza dell’Italia, hanno costi inferiori e possono liberarci dalla dipendenza da regimi autoritari Tutti i vantaggi della produzione «diffusa»

Solare ed eolico sono la ricchezza dell’Italia, hanno costi inferiori e possono liberarci dalla dipendenza da regimi autoritari Tutti i vantaggi della produzione «diffusa» - Ansa

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I prezzi alle stelle di gas, benzina e diesel sono alle stelle ma molte aziende italiane che si sono rese autosufficienti o quasi negli ultimi anni con impianti di rinnovabili attutiscono il colpo e sono più competitive, e i cittadini che hanno auto plug-in o ibride hanno bisogno di molti meno litri di carburante. La crisi sta purtroppo colpendo più duramente chi è più indietro nella transizione ecologica rendendo la stessa ancora più urgente ed importante di prima.

Prima dell’invasione dell’Ucraina valutavamo la convenienza o meno delle diverse fonti di produzione di energia sulla base dei criteri di salute, costi e clima. Le evidenze in proposito erano già molto chiare. In termini di polveri sottili, qualità dell’aria e rischio incidenti la peggiore in termini di morti per terawatt/ora (la quantità di energia necessaria per il consumo annuale di 27,000 persone nell’Unione Europea) è il carbone con 24,6 morti seguita dal petrolio (18,4 morti). Vento e solare erano da questo punto di vista quelle con i risultati migliori con 0.04 e 0.02 morti, seguite di poco dal nucleare con 0.07 morti. Dal punto di vista del riscaldamento globale e dunque delle emissioni di gas serra (emissioni di CO2 equivalente per megawatt/ora, la quantità di energia necessaria per il consumo di 100 persone) la peggiore è ancora il carbone con 820 tonnellate seguita dal petrolio con 720 tonnellate e dal gas naturale con 490 tonnellate. Ancora nucleare, eolico e solare sono in testa alla classifica con sole 3, 4 e 5 tonnellate di emissioni.

Dal punto di vista dei costi in cima alla classifica della convenienza troviamo eolico e fotovoltaico con prezzi di 53 e 68 dollari per megawatt/ora. Molto più caro il nucleare che arriva a 155 dollari per via dei problemi legati alla sicurezza delle centrali. I prezzi di petrolio e gas come abbiamo dolorosamente imparato sono estremamente variabili perché non dipendono da noi ma da paesi produttori terzi che possono strategicamente, in un modo o nell’altro, aumentarli mettendoci in difficoltà (è accaduto con l’Opec negli anni ’70 e oggi con la Russia che con il gas che ci vende attorno ai 150 euro – 43 sarebbe il prezzo in pareggio – e fa profitti con cui finanzia la guerra). Solare ed eolico vincono anche in questo caso la gara anche se consideriamo non solo il costo di erogazione dell’energia ma anche quello di produzione di nuovi impianti.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina abbiamo iniziato a preoccuparci anche di una quarta variabile fondamentale di tipo strategico, ovvero di quanto il nostro approvvigionamento di energia dipenda da paesi terzi con i quali possono nascere conflitti e dai quali non vogliamo dipendere. E ci siamo accorti che il “carburante” che assicura il flusso di fonti di energia come petrolio e gas ci arriva momento per momento da paesi terzi (tra i quali Opec e Russia). Sole e vento sono invece disponibili gratuitamente e qualcuno ha detto che noi siamo l’Arabia Saudita delle rinnovabili dato che il nostro paese ne è provvisto in abbondanza.

Si sente talvolta dire in giro che passando alle rinnovabili finiremo dalla padella alla brace perché dipenderemo da minerali per i quali la Cina la fa da padrone. Non è così. In primo luogo, la questione riguarda la produzione degli impianti che poi restano funzionanti per molti anni e non l’erogazione giorno per giorno dell’energia. Pannelli solari e batterie per l’accumulo sono ormai una commodity prodotta su larghissima scala in diverse parti del mondo. Se è vero che in Cina al momento la produzione di pannelli è meno cara (circa del 20%) è anche vero che il gap è facilmente recuperabile aumentando la scala di produzione nei paesi occidentali. Va anche considerato che il pannello rappresenta all’incirca il 30% del costo di un impianto mentre il resto è manodopera che alimenta l’economia locale. Per quanto riguarda le batterie il progresso tecnologico che corre a gran velocità sta riducendo progressivamente la dipendenza da minerali rari.

Le maggiori riserve di uno di quelli oggi più utilizzati, il litio, sono in Cile, Argentina ed Australia e solo per il 12% in Cina. Inoltre delle prime 10 aziende che estraggono e lavorano il litio, solo 2 sono cinesi. Fabbriche di produzione delle batterie di grande scala stanno nascendo in tanti paesi e ne abbiamo una di avanguardia in Italia a Catania con pannelli di ultima generazione. Nuove generazioni di batterie sempre più efficienti e sempre meno dipendenti da minerali rari stanno nascendo proprio per risolvere un problema delle rinnovabili, quello dell’intermittenza della produzione di energia e dunque della necessita di accumulo per poterla utilizzare quando sole e vento non ci sono. Per fare un esempio l’unico minerale raro nelle batterie dove la Cina ha un peso importante in produzione e riserve è il cobalto (pur non essendo il primo paese estrattore) ma l’innovazione ha già messo in circolazione batterie che ne usano molto poco o addirittura non lo usano. E così sarà sempre più in futuro.


Cambiare non è solo conveniente dal punto di vista della spesa, della salute e della lotta al cambiamento climatico, ma potrà dare un contributo fondamentale a pace, sicurezza e democrazia

Infine, l’ultima questione sollevata è quella dello spazio. La produzione di energia da fonti rinnovabili è diffusa, decentrata (lo sarà ancor più con lo sviluppo delle comunità energetiche) e richiede maggiori superfici. Tuttavia, se dovessimo andare a vedere quanto occupano ad esempio i pannelli, vediamo che per raggiungere i 43 GW previsti al 2030 dal Pniec, basterebbero 39.000 ettari: se il 30% si potrebbero installare su tetti e plessi, l’altro 70% costituirebbe solo lo 0,9% della superficie agricola già persa, che non stiamo cioè più coltivando. Per altro sia per l’eolico sia per il fotovoltaico ormai sono diffuse forme di integrazione tra attività agricola o di allevamento e la presenza degli impianti sui terreni. Sì possono inoltre sfruttare altre superfici ad oggi non ancora utilizzate, come i bacini idrici, con impianti galleggianti, o le discariche, le ex cave, le aree di smaltimento fanghi della depurazione. Il decentramento è un ulteriore vantaggio dal punto di vista strategico perché vuol dire che non esistono strutture sensibili da colpire. Siamo rimasti tutti sul fiato sospeso quando russi ed ucraini hanno ingaggiato una battaglia attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia rischiando di creare un incidente 10 volte più grave di quello di Cernobyl. Impensabile che un esercito nemico o un terrorista possa minacciarci facendo saltare in aria un pannello fotovoltaico.


La crisi sta colpendo più duramente chi è più indietro nella transizione ecologica rendendo la stessa ancora più urgente di prima

Esistono dunque ormai pochi dubbi che le fonti rinnovabili devono essere il nostro futuro. La scossa della guerra in Ucraina ha dato ulteriore spinta e motivazione perché non vogliamo finanziare su larga scala regimi autoritari o guerre come quella dell’Ucraina che in una settimana hanno già prodotto decine di migliaia di morti e milioni di profughi scatenando il rischio di escalation nucleare. L’energia è un fattore strategico per la nostra vita. Passare da un modello dove pochi paesi ne controllano la produzione ad un modello diffuso e decentrato dove i produttori siamo ciascuno di noi non è solo conveniente dal punto di vista di costi, salute e clima ma potrà dare un contributo fondamentale a pace, sicurezza e democrazia.


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