I doveri di terzietà del ministro dell'Interno
martedì 21 maggio 2019

Caro direttore,

alcune riflessioni che vorrei condividere e magari sentire pareri di persone ben più competenti del sottoscritto. Il Ministero dell’Interno è un dicastero con compiti delicatissimi, forse i più delicati in un ordinamento democratico. Che il ministro dell’Interno sia anche il capo politico, nel pieno dei suoi poteri, di un partito mi sembra una cosa, diciamo così, singolare. Siamo poi in campagna elettorale per le elezioni europee. Il Dpr 7 settembre 2001 n° 398 all’articolo 3 comma b, tra i compiti di tale Ministero testualmente recita: «...garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi e del loro funzionamento, finanza locale, servizi elettorali, vigilanza sullo stato civile e sull’anagrafe, attività di collaborazione con gli enti locali...». Che il ministro dell’Interno sia in campagna elettorale permanente per il suo partito mi sembra una cosa non in linea con il ruolo di garanzia per tutti che dovrebbe avere e mi sconcerta parecchio. A memoria mi sembra di ricordare che nessuno dei precedenti 34 primi inquilini del Viminale abbia agito in questo modo. Tutti hanno cercato di mantenere, almeno formalmente, il ruolo di terzietà che la carica esige, qualcuno sospendendosi dagli incarichi di partito. Il fatto che più mi stupisce è che la cosa sembra non preoccupare le persone quasi fosse un fatto normale, cosa che a mio parere normale non è assolutamente. Ringrazio per l’opera di buona informazione che il nostro giornale svolge quotidianamente e augurando buon lavoro saluto con tanta cordialità.

Antonio De Biasi Lerici (Sp)

La mia competenza è quella di un cronista, e in quanto tale testimone del tempo, che è anche appassionato di storia contemporanea. Ebbene, per la mia esperienza, caro amico, le sue considerazioni sul doppio ruolo del ministro Salvini sono fondate. Mai nella storia democratica della nostra Repubblica un ministro dell’Interno aveva esibito costantemente (quando non indossa giubbe di circostanza) il simbolo del proprio partito. Non si tratta di un dato soltanto formale, ma sostanziale perché mai sinora c’era stata coincidenza tra la titolarità di quell’impegnativo e delicatissimo dicastero e lo svolgimento una frenetica attività di propaganda di partito. Nessuno pretende da un ministro politico una terzietà assoluta, ma il senso del limite è una virtù necessaria per chi assume la responsabilità di garante delle libertà e della sicurezza di tutti, come non mi stanco di ripetere, avversari compresi.

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