martedì 12 agosto 2014
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Giusto condannare la contraffazione, come ha fatto ieri il ministro Alfano. Nessuno può mettere in dubbio l’urgenza di intervenire sugli effetti devastanti di un mercato parallelo che inquina la nostra economia e offre praterie invitanti per le attività della criminalità organizzata. Si comprende meno la necessità di indicare gli immigrati come obiettivo di questa battaglia. Quando il titolare del Viminale annuncia che libererà le spiagge «dalle orde di vu cumprà» commette un duplice errore. Innanzi tutto, come hanno puntualmente fatto notare Caritas e Sant’Egidio, rispolvera un lessico sgradevole da «marcia sul Po» che inquina i già difficili processi di integrazione. Inoltre finge di ignorare che la merce taroccata viene spesso prodotta in Italia e passata agli immigrati da grossisti italiani. Perché allora, signor ministro, trasformare quelli che sono soltanto pedine incolpevoli, nei capri espiatori di una struttura ramificata e perversa, di cui tutti sappiamo origine, interessi e guadagni miliardari?
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