Gratitudine a chi lavora per noi e contro il Covid anche se è festa
martedì 28 dicembre 2021

Caro direttore,

il 24 dicembre, vigilia di Natale, mi è pesato parecchio dover lavorare fino a sera. Ma poi sono tornato in famiglia, con la salutare prospettiva di restare insieme a mia moglie e ai bambini, in un clima “vivace” ma benefico, per due bei giorni: Natale e Santo Stefano. Avevamo il problema di una limitazione non da poco: una nostra figlia – a causa di un caso positivo nella sua classe – doveva stare in isolamento domiciliare almeno fino al risultato del secondo tampone, eseguito proprio il 24, ma il cui esito ci sarebbe stato comunicato «entro 48/72 ore». Cioè avremmo dovuto tenerla isolata proprio in questi due giorni di festa, nonostante avesse il doppio vaccino. Invece già nel pomeriggio del 25 ci è arrivato l’esito (negativo) e anche il suo nuovo Green pass. Abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo e non posso nascondere che il mio primo pensiero è andato a quei bravi operatori sanitari (e immagino anche qualche tecnico informatico) che ci hanno permesso questa gioia. Nel giorno di Natale! Evidentemente hanno lavorato per noi nella mattina di questo specialissimo giorno di festa, e – sia pure a turni (spero) – hanno continuato a farlo per garantire questo servizio ad altri come noi. E con loro medici, infermieri e tutto il mondo della sanità che non si ferma mai. Non riesco a capacitarmi di quanto ci dimostrano ampiamente i dati: le scelte di una minoranza di scettici, diffidenti o convinti “no-tutto” finiscono con evidenza per gravare molto più del necessario sulla salute di altri e sul lavoro di molti, già gravoso di suo. Le idee possono essere rispettabili, ma le conseguenze – non solo economiche – sono davvero pesanti. Io mi sono sentito fortunato. E molto riconoscente ai nostri operatori sanitari, di cui non conosciamo i nomi e i volti, ma solo i benefici. Auguri a lei e a tutta la “famiglia di Avvenire”.

Antonio Genuin, Sedico (Bl)


Faccio mio fino in fondo, caro amico, il suo ringraziamento. Coloro che chiudono occhi e orecchie per non vedere e non sentire il male che il Covid sta facendo e la riposta piena di abnegazione che questo impone al personale sanitario e a quanti, in diverso modo, cooperano con i camici bianchi, dovrebbero avere il coraggio di ammettere che a noi comuni cittadini è chiesto lo sforzo solidale meno gravoso: vaccinarci. Ancora auguri a lei e a tutti i lettori.

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