Giovani, l’accoglienza è musica oltre il rumore
martedì 22 gennaio 2019

Per capire una città devi (anche) sentire la musica che ha dentro, allenare al suo ascolto le orecchie del cuore, farla emergere tra il frastuono del traffico e il silenzio buio della solitudine. Quella che ritma il respiro di Panama, almeno della capitale metropolitana, è tanti spartiti in uno solo, è un insieme di voci differenti che provano a diventare coro, è il cantante che, a dispetto del successo, ogni volta cambia registro e repertorio. Ha la delicatezza morbida delle case coloniali di Casco Viejo, pulsa frenetica nel traffico intorno ai palazzi di acciaio e cristallo della finanza, si cerca e quasi sempre si ritrova nella memoria latina di Rubén Blades, l’artista mito che ormai qui è solo di passaggio.

Eppure quel suo ritmo avvolgente non è, né potrebbe esserlo, di tutti. Certo non dei turisti in fila per prenotare una gita sul canale, con la testa che dondola tra gli auricolari inzeppati di rap e rock duro di scuola Usa. Per loro la città suona senza sosta con il clacson appena prepotente del taxi, a ogni incrocio e semaforo due colpi rapidi, neanche stonati, e se si scorge uno zaino e un volto straniero, il finestrino si abbassa: serve un passaggio? Ma lo sguardo è già oltre. L’attenzione dei moderni mendicanti di storia e bellezza va al suono dei tamburi e all’allegria dei pellegrini colombiani, che nel cortile della chiesa dedicata a san Giovanni Bosco anticipano il cuore più caldo della Giornata mondiale della gioventù 2019.

Quello che presto trasformerà strade e case in un unico grande palco di tradizioni e storie anche molto distanti. Perché la diversità è cultura, è scuola di fraternità, è antidoto ai muri e all’isolamento. È un concerto dove l’unica cosa che conta davvero sarà esserci. Anche da stonati, persino in ultima fila. Sì, come da tradizione si suonerà molto alla Gmg. Musica non sempre, anzi quasi mai, di qualità. Certo distante anni luce dalle melodie pacifiche e pacificanti degli uccelli.

A Panama city, soprattutto nei mattini caldi e appiccicosi di umidità, li senti ovunque. Melodie, suoni mai sentiti prima, così particolari che ti illudi siano un regalo di benvenuto di un jacamar o di uno quetzal splendente, tra i più colorati e schivi simboli della fauna di quaggiù. Naturalmente non sono stati loro. Si sarà trattato di un usignolo o di un pappagallo un po’ particolare, in fondo che importanza ha? Ciò che conta è che la musica vera di Panama sia proprio quella. Capace, senza fare niente, di vincere ogni rumore. Solo con la forza della propria presenza. Una melodia delicata e potente insieme che poi ti accompagna per l’intera giornata. Un po’ come il sorriso della gente che, per strada, nei locali, persino in macchina non manca mai. Dono gratuito e preziosissimo che non fa rumore eppure ti suona dentro, contrasta la rabbia, a volte ti cambia l’umore. Proprio come la musica.

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