martedì 29 maggio 2012
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​La pubblica-zione del bando per l’aiuto economico alle giovani coppie da parte del Comune di Milano conferma, anche sul piano pratico, le perplessità che avevamo evidenziato a gennaio al momento dell’approvazione della delibera. Perplessità serissime, ma che qualcuno – senza preoccuparsi di valutare i laicissimi argomenti da noi proposti – si era precipitato a liquidare come "pregiudiziali" e, ovviamente, "clericali".Definire indistintamente come "famiglia" qualsiasi formazione sociale (e vincolo affettivo), infatti, rischia di comportare alcune distorsioni e penalizzare di fatto le coppie sposate. Cioè paradossalmente le persone che, con il matrimonio, assumono pubblicamente un impegno di vita comune (almeno potenzialmente senza scadenza) secondo precisi diritti e doveri. E che, proprio per questo, sono riconosciute dalla Costituzione come soggetti meritevoli di una speciale considerazione, quale cellula fondamentale della società, e di un particolare sostegno economico.Se si guarda ai requisiti necessari per fare domanda del contributo da 5mila euro, infatti, al di là della situazione reddituale, ciò che conta è l’esistenza appunto di un «progetto di vita» sancito dal matrimonio o da una più generica convivenza per «vincolo affettivo». Un vincolo affettivo semplicemente dichiarato dai soggetti conviventi all’atto della registrazione in Comune. Senza che vi sia alcuna possibilità di controllo a riguardo da parte dell’ufficiale dell’anagrafe (e, d’altronde, come sarebbe possibile?). Entrambe le situazioni devono verificarsi «a partire dall’1 gennaio 2012». Proprio il limite temporale costituisce un primo discrimine che penalizza le coppie sposate rispetto ai conviventi. Solo gli sposini davvero "novelli", quelli cioè che hanno contratto matrimonio in quest’anno, potranno infatti fare richiesta degli aiuti, mentre una giovane coppia che si fosse sposata nel 2011 non avrà possibilità di ottenere le agevolazioni. Diverso invece il discorso per i conviventi. Pur coabitando di fatto – magari già da alcuni anni – molte coppie conviventi non hanno trasferito la residenza presso un unico domicilio oppure non hanno registrato all’anagrafe il «vincolo affettivo», che va esplicitamente dichiarato. E sono dunque sempre in tempo a farlo quest’anno per godere dell’aiuto economico, risultando così come una coppia appena formata.È probabile che, alla fine, saranno poche decine gli sposi ad accedere effettivamente agli aiuti stanziati dal Comune. Mentre c’è un’altra categoria che, a ben vedere, potrebbe concorrere con facilità al bando: gli studenti universitari. Nulla impedisce infatti ai ragazzi (dello stesso sesso o diverso non importa) di mettersi d’accordo: dichiarare che la loro coabitazione – da studenti fuori sede in appartamenti in affitto – è basata su un «vincolo affettivo» di coppia. Gli ufficiali dell’anagrafe non potranno opporre alcuna obiezione e gli studenti saranno liberi di sciogliere questo "vincolo", impalpabile e leggero come l’aria, un giorno dopo l’assegnazione del beneficio, semplicemente cessando la coabitazione o ritrasferendo la residenza. Salvo ricostituirlo alla bisogna, magari con altri coinquilini, l’anno prossimo.Con buona pace di chi si sposa, desiderando che sia per sempre.
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