martedì 20 dicembre 2011
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Gentile direttore,
bene ha fatto il cardinal Bagnasco a porre i puntini sulle 'i' nei riguardi dell’Ici dovuta dalla Chiesa. Io penso che questa autorevole presa di posizione diretta, forte e motivata, sia sufficiente a chiudere il caso. A meno che si voglia confidare nel detto «repetita iuvant», cioè aiutare la gente comune, quella vicina alla Chiesa e che stima il suo operato, ad aprire bene gli occhi e a maturare una giusta valutazione da fonti sicure e oggettive, e non di parte e palesemente di natura anticlericale.
don Emanuele Candido, Spilimbergo (Pn)
 
«Repetita iuvant», gentile don Emanuele, certo. Tant’è che l’8 e il 9 dicembre sono arrivato a proporre due volte di seguito, per indignazione e civile protesta, un mio editoriale di prima pagina su Ici, Chiesa e non profit. Ma è anche vero che «est modus in rebus», c’è una misura da avere in tutto ciò che si fa. Su Avvenire abbiamo documentato tantissimo a proposito delle tasse pagate dalla Chiesa e sulle esenzioni garantite, senza privilegi speciali per i cattolici, a tutte le realtà senza fini di lucro e a tutte le opere sociali e culturali pubbliche e private (anche oggi c’è in pagina una serie di articoli e di esperienze reali relative a enti ecclesiastici che vale la pena di leggere...). Eppure, in queste settimane, abbiamo dedicato al tema non più del il 4-5% dei nostri spazi informativi. L’abbiamo considerato un altro modo per raccontare un importante aspetto dell’Italia migliore, quella che fa il bene e sta nelle regole senza starlo a sbandierare (proprio per questo ci è risultato così intollerabile il tentativo di sfregiarne volto e azione fino a distorcerne radicalmente il senso). La misura che ci siamo dati nella spazio dedicato al tema, abbiamo cercato di mantenerla anche nella forma, in linea con uno stile che è tradizione di questo giornale: fatti ben verificati e ben separati dalle opinioni (che, come si sa, non ci mancano), rispetto delle persone e non personalismi, chiarezza di concetti e mai offese. Ora sappiamo a chi destinare anche quel 4-5% di spazio fin qui usato per ristabilire, per quel po’ che possiamo, la verità delle cose. E lei, caro e reverendo amico, non si stupirà se continueremo a esercitare il nostro sguardo al servizio dei lettori per dare dignità e titolo a vicende del nostro Paese e del mondo intero che altri magari sprezzano, snobbano o semplicemente non riescono a vedere...

 

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