venerdì 23 ottobre 2015
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Gentile direttore, mi pare che anche la notizia del tumore del Papa sia una “belata” di lupo. Mi permetto, però, di “confermare” a mio modo quell’annuncio in base a esame... anatomico eseguito a distanza con una mia tecnica segretissima (che ovviamente non svelo!). Risultato dell’esame istologico: il tumore c’è, e anzi è in espansione. Le cellule in fase di rapida riproduzione dimostrano che si tratta di tumore non benigno ma addirittura benefico! Le cellule secernono una sostanza che agisce sulla vista e sul cuore: sulla vista producono una capacità acuta e decisa di vedere le attuali condizioni e necessità della Chiesa. Sul cuore producono una “smania” paterna di curare, incontrare, ascoltare, soccorrere, illuminare, incoraggiare, aggiustare, dare tenerezza... Mi pare che tutti gli agnelli sinceri, non quelli travestiti, hanno sotto gli occhi questi effetti del “tumore”. E ringraziamo il Signore di averci dato questo successore di Pietro. Dio ha visto il nostro bisogno e ha ancora una volta provveduto. Caro papa Francesco, continua a donarci gli effetti del tua splendida e gioiosa “malattia”. Grazie! Maria Giuseppina Caffagnini Torino Il suo tono caldo e giocoso, gentile signora Caffagnini, mi ha convinto a tornare brevemente sulla incredibile vicenda che ieri abbiamo riassunto nel titolo «L’informazione è malata. Il Papa invece sta bene». E, dunque, lo faccio scegliendo solo la sua tra le tante lettere arrivate nelle ultime ore sul mio tavolo. Anche perché dalle sue parole ho visto spuntare subito l’incipit del titolo che campeggia qui sopra: «Francesco e il lupo...». Già, penso anch’io, che alla fin fine tutta questa storia sia «una belata di lupo», sullo sfondo di uno scenario luminoso (il Sinodo) e, purtroppo, nel rumoreggiare di ambientacci oscuri che anche ieri non hanno mancato di distillare veleni su qualche giornale. Non vale neanche la pena di far loro eco, ma neppure di far loro pensare che siamo stupidi e distratti. Mi piace poi molto il rovesciamento che lei opera parlando, con affetto, di quella che chiama la vera “malattia del Papa”, che comincia dal saper vedere ciò che va visto. Penso di averla scoperta, a mia volta, in tutti i successori di Pietro che ho conosciuto nella mia vita – Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e, ora, Francesco – ogni volta capace di manifestarsi in diverso modo. E trovo molto bella ed efficace la serie dei “sintomi del morbo” che elenca: curare, incontrare, ascoltare, soccorrere, illuminare, incoraggiare, aggiustare, dare tenerezza… Assieme a lei e a tantissimi altri, anche non credenti, anche diversamente credenti, posso concludere che papa Francesco quella “malattia” l’ha contratta in forma acuta, travolgente, contagiosa e – consento anche a me stesso il gioco di un paradosso affettuoso – semplicemente risanatrice. Marco Tarquinio
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