martedì 1 maggio 2012
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Caro direttore,
siamo tutti coscienti di vivere momenti difficili, ma mi lasci esprimere il mio dubbio che le soluzioni decise possano portare benefici seri e duraturi. Le cose che la gente ha notato di più sono:
– l’allontanarsi della pensione anche per chi ha già 35/36 anni di contributi e l’assottigliarsi degli importi: ma l’Inps non ha i conti a posto, come si dice?
– disoccupazione giovanile in crescita costante senza che se ne veda soluzione;
– Pil in calo e produzione industriale in calo: ripresa non prevista per ora;
– nuove tasse sulle buste paga e sulle pensioni da parte di Stato ed Enti locali;
– ritorno Imu su prima casa e mazzata su seconde case: a Roma si pagherà fino a 6 volte quanto pagato nel 2011! Io ho due figli a casa: 30 e 34 anni, precari che non interessano a nessuno, nemmeno allo Stato per concedere il piccolo sgravio sull’Imu!
Quando una famiglia non ce la fa ad andare avanti, non ha modo di aumentare le entrate ma di diminuire le spese: i nostri professoroni, bravi, hanno messo le mani nelle tasche degli italiani per aumentare le entrate: ma le spese diminuite dove sono?
Giampiero Mazzalupi, Roma
 
L’Inps, caro signor Mazzalupi, non ha «i conti a posto» – come lei immagina – li ha purtroppo solo ben ordinati. Per capire il problema che grava sull’Italia e sul suo futuro basta considerare che più di un terzo della nostra spesa pubblica (al netto degli interessi sul debito) è assorbita dal costo del sistema previdenziale. Una percentuale devastante – non esito a dirlo da ultracinquantenne quale sono e da padre di due ventenni – se appena proviamo ad alzare lo sguardo verso il futuro. Detto questo, la sua civile sofferenza parla e interpella in modo chiarissimo, e le domande serrate e angosciose che lei pone sono quelle di tanti. Io però credo nella determinazione del premier Monti e dei suoi collaboratori, a cominciare dal rigoroso e saggio ministro Giarda, nel procedere a una seria revisione delle spese dello Stato per disboscare la sinora indomita giungla di quelle inutili e persino dannose. E credo anche che la piena credibilità dell’attuale esecutivo – garantita da chi lo compone e dalla vasta maggioranza trasversale che lo sostiene – abbia dato forza decisiva all’azione dell’Italia per far cambiare linea alla Germania e a tutta l’Unione Europea. Maturano, finalmente, speranze fondate di veder rinunciare – semplifico in modo persino brutale, ma purtroppo non peregrino – al deleterio programma sin qui imposto a Paesi e popoli all’insegna del motto «rigore per tutti, crescita in un solo Paese» (la Germania). Passa anche da qui l’indispensabile operazione per ridare con urgenza fiato, fiducia e lavoro agli italiani.
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