mercoledì 30 giugno 2010
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Pietro e Paolo rappresentano per ogni cristiano le radici apostoliche della Chiesa, le fonti cui ricorrere ogni volta che si sente il bisogno di rinnovare la fede e agire nel mondo. Scelti direttamente da Gesù per guidare la Chiesa nella storia, e diffondere il Vangelo tra le genti, i due massimi apostoli hanno parlato ai cristiani di ogni epoca con un linguaggio sempre eguale e sempre nuovo. L’opera di Paolo tra i popoli dell’impero ha evitato la chiusura del cristianesimo nell’alveo ebraico che ha preparato l’incarnazione di Gesù, e ha compiuto qualcosa che forse vale più di tanti miracoli, perché ha portato il Vangelo tra i pagani greci e romani. Per fare ciò non ha avuto paura di nulla, ha parlato lo stesso linguaggio spirituale, ma ricco di tante sfumature, dando al cristianesimo un’impronta universale irreversibile. Ma Paolo ha anche parlato delle colpe di alcuni cristiani, ha sofferto persecuzioni, martirio, ha scritto parole rimaste a fondamento della cultura cristiana di tutti tempi. Oggi, di nuovo, i cristiani non devono aver paura di nulla quando da più parti le persecuzioni di sangue, o mediatiche, si ripresentano, colpiscono, possono provocare incertezza, ma anche rafforzare la fede. Sembra che contro la Chiesa oggi tutto sia possibile. Ma proprio in questo momento i cristiani, mentre operano per la giustizia, hanno nel cuore e nella mente le parole di Paolo sulla carità, la quale «è paziente, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (I Cor., 13, 4-7). Se guardiamo alle sofferenze della Chiesa di oggi, avvertiamo che le parole dell’Apostolo hanno lo stesso significato di quando furono pronunciate. Se Paolo ha animato il cristianesimo con la parola che illuminava la fede, Pietro ha guidato la Chiesa dandole identità e unità. Ha compreso il carisma di Paolo, ne ha accolto lo spirito universalista, ha guidato gli apostoli nel fare le scelte fondamentali per la Chiesa delle origini, ha portato il suo ministero nel cuore dell’impero perché di lì, insieme a Paolo, il cristianesimo potesse espandersi in tutto il mondo. Anche Pietro ricorda ai cristiani che essi saranno "per un po’ di tempo affitti da varie prove", ma che il valore della loro fede si proverà col fuoco (I Pietro, 1, 6), e li invita a comportarsi «come uomini liberi, non servendosi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio» (2, 16). E ancora, «se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi!» perché «è meglio, se così Dio vuole, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male» (3, 13-17). I due Apostoli invitano i cristiani a saper conciliare la carità con la sofferenza per la giustizia, perché sono due aspetti dello stesso impegno. La Chiesa di oggi è piena di domande, perché il male si è insinuato in qualche sua parte, e a volte sembra accerchiarla dal di fuori. Né si può nascondere che esiste un certo smarrimento per una Chiesa sotto assedio, pressata con metodi che non distinguono tra ricerca della giustizia e vere e proprie intimidazioni. Si tratta di uno smarrimento comprensibile, ma che deve cedere il passo alla fiducia e alla speranza, partendo da una riflessione. La funzione di guida, svolta costantemente da Benedetto XVI, racchiude in sé il magistero di Pietro e di Paolo, dà risposta a queste domande, conferma nella fede che deve saper abbracciare tutto e tutti. Il Pontefice, assolvendo al ruolo unificante che da sempre Pietro e i suoi successori hanno avuto verso i cristiani, ha eliminato gli equivoci che si erano presentati allo scoppiare dello "scandalo della pedofilia", chiamando il male con il suo nome, ha saputo trovare le parole più adatte per le vittime dei soprusi e il pentimento dei colpevoli, ricordando che il perdono non esclude la giustizia.Benedetto XVI guida la Chiesa anche contro le persecuzioni che si fanno più esplicite, conferma la missione degli apostoli che hanno portato la fede cristiana a Roma, assicura i fedeli che le sofferenze di oggi possono preparare i frutti spirituali di domani. E la Chiesa intera si raccoglie attorno al Papa riconoscendosi nel suo magistero che supera le difficoltà del presente con gli occhi della fede e con lo sguardo rivolto a quella storia cristiana che ha cambiato il mondo dando all’uomo un orizzonte spirituale che non ha eguali.
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