venerdì 11 aprile 2014
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Gentile direttore,ho accolto con grande rammarico la decisione della Consulta sulla fecondazione assistita eterologa. Speravo che non si arrivasse a questo anche in Italia, e che noi continuassimo anzi a distinguerci su questi temi etici... Si parla di discriminante nei confronti di quelle coppie che non possono avere figli, si parla di progresso della scienza e di "diritti". Delle coppie, ovviamente, non dei bambini. In pratica vedremo sorgere cliniche specializzate, donatori e donatrici farsi avanti e non sempre (anzi sempre meno) gratuitamente. Coppie differenti avranno un figlio che solo in parte sarà di uno dei due e quindi ci saranno donne che porteranno avanti gravidanze con il seme di uno sconosciuto, donne che riceveranno l’ovulo di un’altra donna fecondato con il seme del proprio marito. Varianti e procedure diverse, forse fino ad arrivare, in un passo successivo, alla maternità surrogata, in un concepimento a tre, in cui uno dei protagonisti sarà  estraneo al processo della nascita o della crescita del figlio che ha contribuito a far nascere. Per favore, non chiamiamolo progresso. Silvana Ferrario, Merate (Lc)
Caro direttore, e voilà , ecco l’adulterio in vitro per via giudiziaria e tante altre cose per un "diritto" che la Costituzione non prevede: quello di avere a tutti i costi un figlio. Spero, almeno, che la decisione non sia stata approvata all’unanimità , così tanto per sperare che ci sia ancora un giudice a Roma. Giuseppe Zola, Milano Gentile direttore, a proposito della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha abrogato una parte della Legge 40/2004, non ritiene che sarebbe giusto sapere se la Corte ha preso questa decisione all’unanimità o a maggioranza e, in questo caso, come si sono espressi i singoli giudici? In particolare, su temi così delicati e di così grande rilevanza culturale ed etica, non dovrebbero gli stessi giudici dissenzienti sentire il dovere di rendere pubblica la loro argomentata opinione,  anche a costo di rompere la consuetudine che (in Italia ma non altrove), non prevede questa possibilità?Leonardo Lugaresi Caro direttore, la decisione della Corte Costituzionale che, con un verdetto preso (pare) a larga maggioranza (dieci contro cinque), ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 del 2004 ha generato in me sbigottimento, stupore, incredulità e scetticismo. Il verdetto tradotto significa che le coppie non fertili potranno fare presto ricorso anche in Italia a un "donatore" esterno di ovuli o di spermatozoi. Per me, tout-court, uomo della strada e timorato di Dio, non è affatto una conquista dell’ingegneria genetica o ingegneria riproduttiva che dir si voglia. È da un pezzo ormai, e a intervalli regolari, che continuiamo ad assistere televisivamente e giornalisticamente a immagini sconvolgenti di procreazioni asettiche, avulse dalla sessualità. È arrivato il momento, dopo questa sentenza choc, di porre il fermo a questo gravissimo oltraggio alla scienza vera, quella pura, pulita. Si al progresso scientifico, quello consentito dalle leggi biologiche, ma un secco rifiuto a ciò che si contrappone alla biologia naturale. Il desiderio di questi"manipolatori" non deve assolutamente diventare un diritto! Questi sconcertanti fatti non fanno altro che esacerbare la già lacerante ferita tra cerca tecnoscienza medica contrapposta a ragione e fede. Possibile che ci si renda conto dei vari problemi che i loro "meccanismi" innescano: quelli di riconoscimento giuridico del figlio, per non parlare di quelli di ordine etico-morale... Ritorniamo, perciò, alla poesia della maternità spontanea, la quale deve essere vissuta a stretto rapporto con l’imprevedibilità ed il "mistero" della vita (fermo restando, ovviamente, che ogni progresso genuino della scienza faccia il suo corso, salvaguardando e "aiutando" la coppia ed il nascituro). Che il Signore ci illumini a cercare solo il vero bene dell’intera umanità.Franco Petraglia, Cervinara (Av)
Gentile direttore,e così l’ "onnipotente" Corte Costituzionale ha bocciato il divieto all’eterologa. Il prossimo passo cosa sarà? L’utero in affitto? Valentino Castriota, Trepuzzi (Le)
Caro direttore,milioni di persone, inclusi politici, in maggioranza italiani, sedicenti cristiani cattolici, vanno a incontrare il Papa. Intanto il 9 aprile 2014, mercoledì nero per la vita, viene legittimata in Italia la fecondazione artificiale plenaria e acquisito un matrimonio omosessuale. Ma tutti costoro che accorrono attorno al Papa sono cittadini o sudditi? Sono capaci di dire una parola sensata di fronte a ciò che accade? Io non sono un intellettuale e, forse per questo, non riesco a capire.Silvio Ghielmi, Milano
Caro direttore,il coro dei commenti sulla decisione della Corte costituzionale sul tema della fecondazione "eterologa" ha travalicato i limiti del buon gusto. Ho letto commenti entusiastici debordare con frasi del tipo "la legge non potrà più martoriare chi vuole un figlio", oppure "la legge imponeva ideologie illiberali anche a chi non la condivideva" e così via. Il fatto è che anche alcuni "professoroni" hanno scambiato una legittima aspirazione in un diritto (un po’ come avviene nel caso dei matrimoni omossessuali). Se una coppia che non può avere figli desidera un bimbo cui donare il suo amore può tranquillamente adottare uno dei tanti milioni di neonati e di bimbi che nel mondo purtroppo soffrono in condizioni disagiate. Gianluigi De Marchi, Torino
Gentile direttore,ho seguito con attenzione il dibattito attorno alla sentenza della Consulta sulla legge 40. Ciò che mi ha più colpito è il desiderio di genitorialità di chi si è battuto per il "sì" alla fecondazione assistita eterologa. Un desiderio, però, a mio avviso incentrato su una genitorialità prima di tutto fisica. Infatti, non si può nemmeno più parlare di genitorialità biologica, dato che nel caso dell’eterologa almeno uno dei due genitori è esterno alla coppia: stiamo quindi assistendo al passaggio dal desiderio di avere un figlio biologicamente proprio a quello dell’atto fisico "generare" in quanto tale, pur se ne uscirà un figlio di fatto altrui. E qui sta, ritengo, il salto concettuale che distingue la fecondazione eterologa dall’adozione, altro caso di genitorialità non biologica: se le coppie che scelgono quest’ultima strada, infatti, hanno alla base la decisione di aprire la propria famiglia a un bambino e concretizzare il proprio essere padre e madre nel crescerlo, le coppie che scelgono la prima considerano l’atto fisico del generare un prerequisito, al di là del dato biologico. Qui però si apre, a mio avviso, il rischio che il figlio nato così costituisca una sorta di "menzogna" verso sé stessi, verso gli altri e verso il bimbo stesso. Diventa poi legittimo chiedersi in quali cliniche verrà effettuata la fecondazione eterologa: difficile infatti credere che gli interessi privati non andranno in nessun caso a intrecciarsi per speculare su un desiderio che rimane legittimo e comprensibile. Prima di tutto, quindi, bisogna forse domandarsi che cosa significa essere genitori, e non usare le possibilità offerte dalla scienza semplicemente per mentire a noi stessi e agli altri sul fatto di non aver potuto avere un figlio con metodi naturali. Chiudo con le parole di una signora che, interpellata sul perché non si battesse contro il divieto sull’eterologa dato che questa le avrebbe consentito di avere un figlio, ha risposto: «Perché avere un figlio è un mio desiderio, non un mio diritto».Chiara AndreolaQuanti pensieri, quante preoccupazioni, quanta sensibilità in queste vostre lettere che danno voce anche alle tante altre che sono piovute sul mio tavolo di lavoro... Tutte di ragionevole obiezione alla svolta imposta dalla decisione della Consulta di rimuovere la norma-argine della legge 40 che aveva reso impossibile nel nostro Paese l’«eterologa», cioè la fecondazione medicalmente assistita realizzata anche attraverso l’utilizzo di gameti che non appartengono agli aspiranti padre e madre, ma a un altro uomo o un’altra donna. Ognuna delle vostre parole, cari amici e care amiche, interpreta, a mio giudizio, con profondità e con garbo una parte del serissimo problema aperto, anzi riaperto, da quella sentenza. Io, qui, mi limito ad aggiungere al vostro sconcerto e alla vostra vigile comprensione di ciò che è stato compromesso e rimesso sul "bancone" dei laboratori e, in parte, del mercato da questo sviluppo, un’acuta amarezza da uomo di comunicazione. Mi ha colpito la prontezza e la sicurezza con cui centri, cliniche e professionisti già protagonisti dell’era di «provetta selvaggia» hanno scatenato campagne promozionali ospitate in qualche caso persino supinamente anche da diversi mass media, soprattutto da alcuni canali televisivi. Quando leggeremo le motivazioni della sentenza, sarà forse chiaro che il pur squassante "sì" all’eterologa detto dalla Consulta è comunque condizionato. Ma per intanto ancora una volta dobbiamo fare i conti con un apparato propagandistico che, persino dentro il mondo dell’informazione, pur di affermare ciò che si crede giusto passa sopra anche al dovere di non condire di discutibili spot il menù offerto al "pubblico".
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