Esploriamo il cosmo alla ricerca della vita
sabato 15 aprile 2017

Che cosa si nasconde nel cuore irrequieto di Encelado ed Europa? Che cosa sono quei geyser e quegli spruzzi che si sollevano dalla superficie ghiacciata, alti anche 100 chilometri, acqua o idrogeno o che altro? Più lo esploriamo, più il cosmo si rivela vivo e sorprendente, del tutto diverso dalle inerti palle di roccia a cui a lungo molti pensavano. La Terra è viva, la Terra è ricca, la Terra custodisce la vita, unica privilegiata in un universo di miliardi di galassie, ciascuna con miliardi di stelle, quasi tutte dotate di sistema planetario. Una sciocchezza.

Lo stanno rivelando i due satelliti di Saturno e Giove, studiati dalla sonda Cassini e dal telescopio Hubble. Sono come cioccolatini ripieni, si tratta di dargli un morso e scoprire che cos’hanno in pancia. Di sicuro, c’è acqua. Ciò non significa automaticamente che ci siano forme di vita, batteri ad esempio; ma l’acqua è la condizione affinché la vita ci sia. Sulla Terra pullula, in infinite forme e varietà, oltre la nostra immaginazione e in condizioni estremi, come sul fondo degli oceani, senza un filo di luce. Condizioni simili a quelle di Encelado ed Europa. Forse non sarà intelligente. Forse siamo davvero soli nel cosmo. Ma tutto lascia pensare che questo nostro universo sia programmato per la vita, una vita ostinata che sboccia ovunque, sgomita e si moltiplica. Evidente per chiunque ma ancor di più per i credenti. Perché mai un Dio innamorato della vita dovrebbe aver previsto un universo sterminato ma sterile, ad esclusione della Terra? Perché un Dio ricco di fantasia non ha posto un limite, sulla Terra, alla varietà e quantità di vita, vegetale e animale, ma dovrebbe invece averlo messo, drastico, al resto dell’universo?

E infine perché Dio dovrebbe porci davanti al naso un’infinità di stelle, e innumerevoli altre al di là della nostra vista, impedendoci di andarle a visitare? Perché avrebbe messo nella nostra anima un insopprimibile desiderio di esplorare, conoscere e svelare per poi relegarci su un solo granello di sabbia in mezzo alla sua spiaggia? Encelado ed Europa sono un richiamo. Un invito. Una promessa. Venite, uomini, perché la vostra storia è appena cominciata, siete dei bimbetti che a mala pena sgambettano, ma ad attendervi c’è un’infinità donatavi del Creatore. Esploratori, come Ulisse, per il piacere della scoperta. O per il tornaconto economico della scoperta stessa? Un premio ci sarà, per i coraggiosi. Ma a muoverci non è il puro interesse. Anzi, se da mezzo secolo la nostra vocazione alla frontiera appare spenta, è proprio per una cultura del tornaconto e dell’interesse che, tiranna, spadroneggia. È una cultura che ci appiattisce qui dove siamo. Ci paralizza. Ci fa dimenticare la nostra vocazione.

Non esploratori delle stelle, ma parassiti del pianeta Terra, non produttori, ma consumatori. Perso l’orizzonte che più ci è proprio, ci sentiamo smarriti, privi di un futuro. Invece il futuro c’è e, se sapessimo guardare oltre e sognare come sognarono tutti i grandi esploratori, dovremmo dedicare tutte le energie possibili, e parte di quelle impossibili, a trovare il modo di vincere i fragili vincoli della velocità iperluce, dei viaggi verso le stelle. Vincoli che possono apparirci insormontabili, oggi. Ma la nostra storia ci dice che nessun vincolo lo è mai stato, né mai lo sarà. Verso Encelado ed Europa, e oltre!

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